Lodovini: «Devo tutto al maestro Karpov E non faccio solamente film pop»
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L’attrice è protagonista di “10 giorni con Babbo Natale” su Amazon Prime: mi piacerebbe cantare a Sanremo
L’INTERVISTA
Fulvia Caprara
Nella parola «sicché», usata spesso per tirare le somme del discorso, c’è molto del sano pragmatismo di Valentina Lodovini, attrice da grandi incassi, ma anche interprete impegnata sul fronte del cinema, del teatro e dei diritti della categoria. Diplomata al Centro sperimentale di sinematografia, protagonista per la prima volta nella Giusta distanza di Carlo Mazzacurati, un film importante, capace di analizzare con grande anticipo sui tempi i problemi dell’Italia multietnica, Lodovini ha un tipo di bellezza energica. Un piglio spiccio e sicuro, che la fa quasi sbuffare davanti al solo accenno di lamentele e crucci professionali: «Ho il privilegio di fare quello che desidero, quando l’universo ti fa un regalo così enorme non esistono ostacoli e nemmeno sacrifici. Per quanto mi riguarda la realtà ha superato il sogno. Se mi lamentassi, sarei un’ingrata».
Il mondo dello spettacolo è fiaccato dal Covid. Che cosa resterà dopo, quando si penserà a ricominciare?
«La tragedia immensa che stiamo attraversando ha unito il settore, ci ha aiutati a creare un’identità, e questa è la cosa che vorrei si salvasse. Il cinema è un’industria, e noi siamo degli operai, cosa che troppo spesso viene dimenticata. Quando torneremo a vivere ci sarà anche la nostra lotta, Conte ha detto che ci si occuperà di tutti, e lo deve fare, perché tutti siamo stati colpiti. La pandemia ha scoperchiato tante fragilità, e non si può più far finta di non vedere».
È nata un’associazione, Unita, che raccoglie i lavoratori dello spettacolo. Pensa che servirà a qualcosa?
«Ad oggi non c’è nemmeno un’idea di piano riguardante il nostro settore, nessuno ha neppure provato a pensarci. La nascita di “Unita” è importante, finalmente esiste un sindacato attori, prima mancava. Adesso è tutto estremamente difficile e sappiamo bene le priorità, ma anche noi facciamo parte dell’economia e dell’identità italiana. Il problema, purtroppo, è che, nel nostro Paese la cultura non è al primo posto, però adesso abbiamo l’occasione di resettare tutto».
In “10 giorni con Babbo Natale” (su Amazon prime) è Giulia, madre che rinuncia a una promozione di lavoro per stare di più con la famiglia. Cosa ne pensa?
«Non è una scelta che ha a che fare con il genere, la decisione di Giulia ha a che vedere con l’amore, non sono madre, ma penso che se una ha tre figli forse ci pensa un po’ di più a scegliere di sganciarsi dalla famiglia, accettando un incarico all’estero. In un primo tempo si era pensato a un finale aperto. Giulia andava al colloquio, ma non si sapeva come sarebbe andata a finire. Poi, causa Covid, ci sono stati dei mutamenti anche nella storia. Sono stata la prima a contestare il finale, ma ho anche considerato che, se il film susciterà discussioni e confronti, non è affatto un male. Anzi».
Le commedie le hanno dato il successo, non teme di restare legata a questo filone?
«Continuo a fare di tutto, mi reputo fortunata, e distinguo i film solo in due categorie, belli e brutti. Faccio teatro, opere prime, film d’autore, per me l’ecletticità è prioritaria. Certo, dei film popolari si parla di più, ma non vuol dire che faccia solo quelli».
L’incontro più importante della sua carriera?
«Tutti. Il mio mestiere rende interessante qualsiasi incontro, anche quelli brutti. Vale sempre la pena. Se poi parliamo di maestri, ne ho avuto uno, fondamentale, ed è stato Nikolaj Karpov. Mi ha insegnato tanta roba, sia sulla donna, sia sull’attrice che sono».
Ci attende un Natale diverso, il suo come sarà?
«Vivo giorno per giorno, non ho progetti. Naturalmente mi adeguerò alle norme, è difficile, non è una passeggiata, ma trovo ridicolo che nel bel mezzo di una pandemia ci sia chi fa i capricci. Bisogna essere razionali, anche se siamo tutti spaventati, disorientati».
Film natalizio preferito?
«Non è natalizio, ma lo riguardo spesso in questo periodo, soprattutto a Capodanno, è “All that jazz di Bob Fosse”, uno dei miei film più amati. È la mia tradizione, da quando avevo 13 anni».
È già successo a varie attrici italiane. Se le chiedessero di presentare il festival di Sanremo lei accetterebbe?
«Sanremo? Mi piacerebbe farlo da cantante. Ha testi da propormi? Ecco, se dovessi presentarmi, per favore votatemi. Grazie». —
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