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Январь
2021

L'epidemia e il piano ospedaliero per affrontare i prossimi mesi: manca personale, posti letto in più per i malati Covid

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L'epidemia e il piano ospedaliero per affrontare i prossimi mesi: manca personale, posti letto in più per i malati Covid

In III commissione anche i colleghi De Monte, Caporale e Brianti. Preoccupa la ripresa delle lezioni alle superiori

UDINE. È stato fatto molto, rispetto alla prima fase della pandemia, per dare una risposta concreta all’urgenza del contenimento della diffusione dei contagi da coronavirus. Più posti letto Covid (circa 350 nell’ambito dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale), tamponi e tracciamenti, ma la situazione rimane ancora critica. A pesare è soprattutto la carenza di personale: a conti fatti l’azienda risulterebbe scoperta di almeno 200 infermieri.

 

Terza commissione regionale

Si è discusso soprattutto di questo, ieri, nell’ambito della III commissione consiliare regionale (presieduta dal leghista Ivo Moras), dove era prevista l’audizione del direttore generale dell’AsuFc Massimo Braganti sul piano ospedaliero di Santa Maria della Misericordia e Istituto di medicina fisica e riabilitazione Gervasutta. Assieme al dirigente, a rispondere alle domande dei consiglieri regionali sono intervenuti anche il direttore del Dipartimento di anestesia e rianimazione del Santa Maria della Misericordia Amato De Monte, il direttore del Dipartimento di prevenzione Giorgio Brianti e il direttore socio-sanitario di AsuFc Denis Caporale.

L'ANALISI

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Il piano ospedaliero e l'epidemia
«Il piano era stato predisposto a inizio 2020 per valorizzare – ha spiegato Braganti – tutti i presidi a disposizione. L’ondata pandemica di febbraio ha però messo sul piatto nuove sfide da affrontare. Ci siamo ritrovati a dover gestire il bisogno di posti letto Covid e ne siamo riusciti a ricavare 150, 50 nelle terapie intensive e 95 nelle malattie infettive riconvertendo le sale operatorie». Con l’arrivo della seconda ondata pandemica lo sforzo è stato quello di aumentare i posti letto per pazienti positivi senza bloccare le altre attività internistiche. «Abbiamo predisposti oltre 500 posti Covid in tutta l’AsuFc – ha sottolineato il direttore generale –. In alcuni casi, come a San Daniele, l’ospedale è stato riconvertito a causa dell’alto numero di contagi». Al Santa Maria della Misericordia sono 31 i posti letto in terapia intensiva attrezzati per i positivi, per un costo – ha ricordato De Monte – di 80-100 mila euro ciascuno. «Da ottobre – ha indicato De Monte – a gennaio sono entrati 344 pazienti Covid, per una degenza media di 15-20 giorni, e i decessi sono stati il 27%. A questi, si devono aggiungere i 359 pazienti non Covid».

 

Sul filo del rasoio

La carenza di professionisti si fa sentire con prepotenza. «Da febbraio 2020 sono state attivate tutte le procedure possibili per acquisire medici e infermieri. Abbiamo potuto utilizzare solo 409 dei 750 posti assegnati dal concorso regionale (moltissimi i rifiuti), poco meno di cento infermieri sono stati assunti attraverso altre selezioni, a fronte di 330 cessazioni. Servono altri duecento infermieri per far fronte a questa situazione, tenendo conto che ci sono attualmente 180-200 contagiati tra tutto il personale». Dei 9 mila dipendenti in AsuFc, ne sono stati contagiati da settembre a oggi 1.300, contro i 97 della prima ondata. Inutile dire che nuove forze sono indispensabili. «Ma per preparare personale per i reparti di rianimazione – ha ammonito De Monte – ci vogliono anni, noi ci siamo ritrovati a dover garantire l’emergenza e a dover contemporaneamente guidare personale infermieristico non avvezzo alla situazione. Ecco perché bisognerebbe rivedere la formazione degli specialisti in Italia.

Gli infermieri, per esempio, potrebbero dedicare gli ultimi sei mesi della scuola alla specialità». E se nella prima ondata il Dipartimento di prevenzione, che si occupa del contact tracing, aveva gestito un migliaio di casi, questi sono arrivati a 25 mila nella seconda fase. Sono stati assunti in 40, tra medici e amministrativi, per l’inserimento dei dati. «Le precauzioni utilizzate finora hanno azzerato l’influenza – ha informato Brianti – ma non il virus, la cui contagiosità adesso è molto più alta. Preoccupa la ripresa delle superiori in presenza». Sono una sessantina, infine, le Usca attivate, «strumento fondamentale per la gestione della pandemia» ha sottolineato Caporale. «Si soffre – ha riassunto il vicegovernatore Riccardo Riccardi – per la carenza di infermieri a causa di un imbuto formativo, ed è un problema che dovremo affrontare nei prossimi anni. Per fortuna è stata finalmente rivista la legge dello Stato del 2004 che bloccava le assunzioni, grazie a una pressione forte delle Regioni». —
 




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