Ridi, l’ultimo segretario del Pci: «Fu un passaggio doloroso, non sono orfano né pentito»
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Mentre ricorre il centenario della nascita del partito di Gramsci, il ricordo dell’ultimo periodo nella città alla ricerca di una nuova identità
PIOMBINO. «Non sono pentito né orfano. Mi piace chiarirlo sùbito, che in giro di pentiti ne vedo tanti». Eraldo Ridi é stato l’ultimo segretario del Pci di Piombino e della Val di Cornia. Di quel Pci nato a Livorno giusto un secolo fa. Giorno più, giorno meno.
Era il novembre del 1989 quando Achille Occhetto annunciò “la svolta della Bolognina”. Fu l’inizio del percorso che nel febbraio del 1991 portò allo scioglimento del partito fondato da Antonio Gramsci e alla nascita prima del Pds, poi Ds e infine Pd.
Qua come nel resto del Paese, per i militanti il passaggio dalla falce e martello alla quercia, fu di grande travaglio. Ridi lo visse nelle vesti di dirigente. Assemblee, incontri. Disagio e smarrimento.
Era entrato in segreteria nel 1986. A inizio 89, nel congresso comprensoriale alla Casa del popolo di Venturina, l’elezione a segretario. Nella sede storica di via Torino a Piombino, andò a occupare un ufficio dell’ultimo piano non appena Valerio Caramassi lo liberò per andare a dirigere la federazione livornese. L’ultima tessera politica per Ridi, in senso assoluto, quella del 1989.
Impegnato nelle comunità cristiane di base nella fine degli anni 60, il lavoro alla Sol come esperto manutentore elettrico. E ancora, la militanza sindacale nella Cgil, prima nella categoria dei chimici e dei minatori, poi come segretario della Camera del lavoro Bassa Val di Cecina. Da lì il passaggio al Pci di Piombino dove era iscritto dal 1977. «Non fui accolto a braccia aperte da tutti, ma non per l’orientamento religioso. Il dialogo tra cristiani e comunisti era iniziato da tempo. Il nodo – spiega Ridi – era rappresentato dalla visione ambientalista che dividevo con alcuni compagni, partendo da Marco Giovannelli».
La fissa, come la chiama lui, era la riconversione del territorio in chiave ecologica. Una concezione culturale che si riflettesse sull’economia. Lo scontro era sulla visione di Piombino e del comprensorio. Sull’identità. Perché erano gli anni del progetto di raddoppio e riconversione a carbone della centrale di Torre del Sale. Il dibattito in città e nel partito fu aspro, di fronte a un’amministrazione comunale – sindaco Paolo Benesperi – ai sindacati e a categorie decisamente convinti della bontà dell’opera. Sotterrata da una valanga di No al referendum che alla fine si svolse. «Ricordo il giorno della vittoria del No come il più bello di quel periodo. Ma di momenti che ancora mi commuovono, ce ne sono. Come le feste dell’Unità, – aggiunge – il contatto con le persone, toccare con mano entusiasmo e passione».
Per Ridi, uno dei problemi politici di oggi é la perdita della capacità di mediazione vista non come un modo per rincorrere consensi ma di elaborare posizioni diverse portandole a sintesi. «Questo per me – sottolinea – é lo scopo della politica. Come dico ai ragazzi nelle scuole o ai detenuti nelle carceri, il verde nasce dal blu e dal giallo. Il comunismo ha perso non perchè gli altri fossero più bravi. Non ha saputo confrontarsi con un mondo che cambiava. La Sinistra ha smarrito l’orizzonte del lavoro da cui discende tutto il resto. Compresi i diritti sociali».
Con il ritorno in fabbrica da operaio e poi la pensione, Ridi, adesso settantatreenne, si é riappropriato in pieno di altre passioni che coniugano la sua concezione del mondo con il modo di fare arte e di impegnarsi nel volontariato. Arci, Samarcanda e “Ruggero Toffolutti” sono tra i suoi riferimenti. Pace, immigrazione e lavoro tra i temi preferiti. —
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