Bar e ristoranti accendono i fuochi, pronta la carica dei 1.700 bellunesi
BELLUNO. Speravano di poter riaprire già oggi e senza più il limite orario delle 18, ma sono tutti pronti e impazienti di accogliere i loro clienti. Sono circa 1.700 i bar e i ristoranti della provincia di Belluno che lunedì, dopo oltre 40 giorni di limitazioni, potranno riaprire le porte e far accomodare le persone nei loro locali.
Libertà condizionata
Non sarà, però, un ritorno alla normalità, perché rimangono i vincoli di orario. Resta il coprifuoco dalle 22 alle 5, resta l’apertura al pubblico solo fino alle 18 e il servizio di asporto è consentito solo fino alle 22 ed esclusivamente nei ristoranti.
«C’è soddisfazione per il ritorno in zona gialla», osserva il direttore di Ascom, Luca Dal Poz, «ma si sperava nella rimozione del vincolo di orario serale che è veramente limitativo, soprattutto per la ristorazione. Ci speravamo, ma non è accaduto, purtroppo». Il disappunto cresce se si considera che il cambio di colore partirà da domani e non da oggi. Finora, infatti, tutte le variazioni sono avvenute di domenica e in molti davano per scontato che sarebbe accaduto anche stavolta, trovandosi quindi spiazzati dalla novità.
Il rinvio a domani
«Abbiamo letto l’ordinanza del ministro ieri (venerdì, ndr) sera alle 20.34 con la precisazione che il cambio di fascia sarà da lunedì», prosegue Dal Poz. «È vero che le voci sono voci, ma la riapertura di domenica sembrava attendibile. Qualche ristorante si era attrezzato facendo acquisti anche di materie prime delicate, come il pesce e per questi e una vera mazzata. Inoltre questa è la prima domenica di saldi e in genere porta sempre molta gente in giro che ne approfitta anche per bere qualcosa o fermarsi a mangiare al ristorante. Negozi e ristorazione viaggiano insieme, soprattutto nei periodi dei saldi. Invece ancora per oggi le persone non potranno cambiare comune e per vedere un po’ di movimento vero bisognerà aspettare il prossimo week end», dice Dal Poz esprimendo la delusione degli associati Ascom.
«Abbiamo ricevuto diversi messaggi, anche con commenti non lusinghieri, a questo proposito. Se il problema è di tipo sanitario non si discute, ma pare che si apra lunedì (domani, ndr) perché di prassi una zona mantiene lo stesso colore per 14 giorni e oggi sarebbe stato il tredicesimo. Se è così, credo che un’eccezione sarebbe stata opportuna».
I ristoratori
Rossana Roma, presidente del sindacato Pubblici Esercizi di Confcommercio Belluno, riprende i dubbi di Dal Poz: «Siamo tutti impazienti di accogliere i nostri clienti, ma se proprio vogliamo sottolineare l’inghippo, pensavamo di poter iniziare già oggi. Ieri (cioè sabato) tutti davano il Veneto in zona gialla da oggi. Invece solo in tarda serata si è scoperto che diventeremo gialli con decorrenza da domani (lunedì). L’ordinanza del ministro è stata inaspettata, perché erano già tutti convinti e pronti ad aprire le porte ai clienti già oggi».
La delusione
«Penso che, dopo tutto questo periodo di restrizioni, durate oltre 40 giorni, ci sia una grande delusione», prosegue la presidente della Fipe. «Credo anche che qualcuno si aspettasse di poter tenere aperto a cena, c’era qualche voce che andava in questa direzione. Se avessero concesso un ritorno alla normalità tutti ne sarebbero stati felici, ma soprattutto ce ne sarebbe un gran bisogno perché ormai il periodo delle limitazioni sta diventando davvero lungo e anche chi ha un’attività solida inizia ad essere in difficoltà. Invece i sacrifici non sono finiti e siamo costretti a ripartire con il freno a mano tirato. Ci auguriamo che la situazione si evolva al più presto e che il governo pensi alle sorti di tanti imprenditori frustrati. Purtroppo un governo nemmeno c’è in questo momento e viene da dire che anche per il governo, come per il virus, non si vede la luce in fondo al tunnel», scherza Roma.
La buona notizia, invece arriva dalla clientela: «Le voci di un ritorno in zona gialla si sono diffuse concretamente da qualche giorno e subito sono arrivate le telefonate e le mail dei clienti che chiedono di poter prenotare un tavolo e ci manifestano la loro voglia di rivederci e mangiare nei nostri locali. Questo è molto bello, esprime il grande desiderio di normalità, al di là della questione economica». —
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