Nuovo blitz a un mese dal prelievo dei documenti. I dispositivi sono stati recuperati nei magazzini e negli ospedali reggiani
REGGIO EMILIA. Non c’è pace per l’azienda sanitaria reggiana sul fronte delle mascherine. A quasi un mese dal blitz con sequestro di documenti della guardia di finanza negli uffici della direzione dell’Ausl di Reggio al San Lazzaro, le Fiamme gialle hanno sequestrato ieri oltre 2 milioni di mascherine considerate non conformi. Si tratta di mascherine chirurgiche e Ffp2 comprate con contratti – gia sequestrati a marzo – dopo lo scoppio della pandemia, nella primavera del 2020, ma senza che questi dispositivi fossero a norma, secondo quanto rilevato nelle indagini, partite dalle forniture di mascherine non conformi legate all’ex presidente della Camera Irene Pivetti.
La Finanza si è presentata ieri nei magazzini di proprietà dell’Ausl così come in quelli in affitto, per mettere i sigilli all’ingente partita di mascherine comprate in emergenza tra marzo e maggio del 2020 sborsando circa sei milioni di euro. Contratti stipulati con Paolo Paris, imprenditore trentino specializzato nel commercio dei formaggi stagionati del Nord Italia, che un anno fa si era reinventato anche venditore di dispositivi di protezione individuale.
L’indagine è affidata ai sostituti procuratori Iacopo Berardi e Marco Marano e ricalca indagini simili in corso in diverse zone d’Italia. La guardia di finanza contesta le certificazioni delle mascherine, che vengono ritenute false, non conformi cioè agli standard indicati, con pericolo per chi le usa e per chi è stato loro vicino. Si tratta anche di medici, infermieri e dei loro pazienti reggiani, secondo quanto rilevato già nel precedente sequestro. Anche ieri, infatti, alcune partite di mascherine sono state recuperate in giro per gli ospedali reggiani, dove erano state distribuite già tempo addietro dopo essere state consegnate alla protezione civile regionale, che in parte le aveva smistate anche verso diverse famiglie per sopperire alla mancanza.
Dalla fase embrionale dell’inchiesta, quindi, si è passati a quella successiva – seppur sempre di indagine si tratta – con un decreto di sequestro copioso che non ha però lasciato a secco l’Ausl di Reggio, che ormai può contare su più fonti di approvvigionamento, essendosi spenta l’emergenza almeno sul fronte delle forniture.
L’indagine reggiana aveva avuto un iniziale sviluppo anche a Sassari, dove era stata individuata un’altra partita di materiale non conforme, secondo i documenti controllati dai militari. Il contratto sotto osservazione ora delle Fiamme Gialle reggiane riguarda solo la procedura avviata quando è esplosa l’epidemia da Codiv-19, che ha fatto scattare una caccia mondiale alle mascherine alla quale nemmeno Reggio si è potuta sottrarre. In poco tempo era necessario trovare milioni di dispositivi, per reperire i quali si è fatta carico l’Ausl, diventando una centrale di acquisto e che pochi giorni fa ha messo a bilancio un impatto pari a 75 milioni di euro, somma spesa nel 2020 per fare fronte all’emergenza Covid tra mascherine, medicinali e assunzioni. —
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