Processo per gli abusi sui chierichetti: il caso passa per Treviso
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Il testimone Kamil Jarzembowski era scappato dal Preseminario in Vaticano per raggiungere un amico. Ieri la controaccusa: «Fu allontanato e si vendicò»
TREVISO. Il caso dei presunti abusi sessuali sui cosiddetti “chierichetti del Papa” passa anche per Treviso. Il testimone chiave del processo che si è aperto in Vaticano nel 2017, l’ex studente polacco del Preseminario Pio X, Kamil Jarzembowski, è stato accusato da un teste di essersi inventato tutto per vendetta dopo essere stato allontanato per il suoi comportamenti.
Nel 2013 era scappato dal Preseminario, in Vaticano, dove studiava, per raggungere a Treviso l’amico Andrea Garzola «al quale era legato affettivamente».
La mamma di Garzola aveva inviato al rettore un sms di Kamil. C’era scritto: “Se non mi lasci vedere tuo figlio mi ammazzo, perché non posso vivere senza di lui”. In quella circostanza i superiori avevano interpellato la Polizia ferroviaria. Gli agenti avevano individuato il ragazzo e lo avevano ricondotto a Roma. Era stato avvertito anche il padre che era partito dalla Polonia.
La delusione per quell’allontanamento lo avrebbe portato a suscitare il clamore mediatico e a trascinare vittime e testimoni. Questa è la tesi di don Angelo Magistrelli, responsabile dell’Opera don Folci, dalla quale dipende il Preseminario San Pio X, ascoltato ieri come testimone.
«Aveva meditato una vendetta profonda, se l’era legata al dito, aveva promesso di vendicarsi in tutti i modi e purtroppo l’ha fatto» ha detto ai giudici. Il caso era esploso nel 2017 dopo alcuni servizi televisivi. Dei presunti abusi sui chierichetti si eranno occupate Le Iene. Il caso era anche stato al centro del libro-inchiesta di Gianluigi Nuzzi “Peccato originale”.
Il giovane polacco aveva raccontato di essere stato testimone oculare di fatti inquietanti, e nel giugno del 2014 aveva inoltrato vari esposti a diverse autorità ecclesiali. Entrato a San Pio X a 13 anni, il giovane è rimasto fino a pochi anni fa nel collegio che ha sede a palazzo San Carlo.
Secondo l’ex studente c’erano stati atti sessuali tra seminaristi nelle stanze dormitorio, che lui stesso aveva visto. Secondo l’accusa uno dei giovani coinvolti aveva un ruolo di maggiore potere e responsabilità all’interno del seminario. Altri testimoni avevano negato l’esistenza degli abusi denunciati da Kamil. Dopo la fuga a Treviso, il ragazzo era stato perdonato e riammesso, con l’obbligo di rispettare alcune regole. Impegno che avrebbe disatteso.
«Fui io – ha detto Magistrelli – a chiedere a Radice di dimetterlo. Ci fu una telefonata e uno scambio epistolare, Kamil si sentiva offeso di essere stato dimesso in modo indegno e diceva di avere il diritto di restare per finire gli studi. Promise di vendicarsi». La prossina udienza si terrà il 27 aprile. —