«La violenza sulle donne ha le chiavi di casa» Un quadro che fa paura
I dati del Centro donna giustizia: 1.356 i colloqui telefonici e 589 personali Nel 2020 a Ferrara e provincia sono state accolte 252 donne
Annarita Bova
Ascolto, sostegno, rifugio, ospitalità. Il Centro donna giustizia di Ferrara è un punto di riferimento fondamentale per donne in difficoltà. Il Centro Antiviolenza fornisce anche in caso di emergenza, informazioni e consulenza legale, consulenza psicologica, accompagnamenti e mediazione con le istituzioni del territorio, orientamento al lavoro per donne in uscita dalla violenza, da situazioni di disagio, di solitudine ed emarginazione o di uscita dalla tratta, donne sole o con figli/e o altri familiari accanto, indicazioni per la ricerca di una casa, contributi per il sostentamento alimentare.
i numeri
L’équipe dal 2001 accoglie e ospita donne e i loro figli/e, che vogliono uscire dalla violenza intrafamiliare.
“Uscire dalla violenza” nel periodo che va dal 1 gennaio al 31 dicembre 2020 ha accolto 252 donne (comprensive di donne ancora in carico dall’anno precedente + primo contatto) e sono state 184 le donne nuove che hanno preso contatto per la prima volta. Sono 199, il 63%, i figli che assistono a forme di violenza.
Nel periodo del lockdown l’associazione ha sempre garantito l’accesso telefonico per tutte le donne che ne facevano richiesta e l’ospitalità in “emergenza”, per le donne che dovevano allontanarsi dalla propria abitazione per motivi legati alle violenze subite. Prima di essere inserite nelle case, le donne che scappano dalla propria abitazione, sono ospitate in un locale di fiducia per un breve periodo e nel 2020 sono state 30 donne con 15 figli che ne hanno usufruito, mentre nelle case abbiamo accolto 20 donne con 20 figli, tutti minorenni. Il 25% delle donne entra in contatto con il centro antiviolenza attraverso familiari e amici che informano dell’esistenza del centro, il 10% ci conosce attraverso il sito internet, il 9% attraverso l’arma dei carabinieri, l’8% dal pronto soccorso, il 7% dai servizi sociali, il 6% attraverso il 1522, numero verde del Dipartimento pari opportunità, il 5% da psicologi e/o psichiatri, il 4% attraverso la pubblicità diretta.
le vittime
«La situazione economica delle donne che accogliamo purtroppo ha un reddito sufficiente solo nella misura del 36% - spiegano dal centro -. Inoltre il 19% perde il lavoro a causa delle violenze subite e solo il 46% ha un’occupazione, che non si traduce con piena autonomia economica. Per quanto riguarda la nazionalità, la maggior parte, il 62%, sono donne italiane. Le violenze sono prevalentemente di tipo psicologico e fisico a cui seguono quelle di tipo economico e sessuale, ma spesso di manifesta anche nella forma dello stalking e solitamente le donne riportano di subirne più di uno contemporaneamente».
Un altro dato molto preoccupante è quello della violenza assistita, che in questo caso riguarda 73 figli su 95. Nel 2020 sono state 1290 le chiamate telefoniche ricevute, di cui 716 quelle dalle donne, 97, dai Servizi Sociali, 37 dalle forze dell’ordine, 40 da avvocati e 7 dal pronto soccorso, la rimanenza riguardano tutte le attività di scambio e confronto sull’andamento delle progettualità tra operatrici e collaboratori del Cav.
aiuti e sostegni
Le operatrici invece hanno attuato 1.356 colloqui telefonici e 589 personali. «Sono stati 58 i percorsi legali e 190 le consulenze psicologiche (in ore), mentre abbiamo erogato 275 aiuti economici e di sostegno alimentare nel corso dell’anno».
La pandemia sicuramente ha creato un ritardo nelle risposte di contrasto alle situazioni di violenze: i Tribunali erano chiusi, gli ospedali erano presidi Covid, i tempi di attesa per le visite sono aumentati, le scuole ferme per un periodo lungo.
«Per le donne senza lavoro assieme all’ente di formazione Angelo Pescarini siamo in grado di attivare dei tirocini remunerativi, che sono rimasti bloccati letteralmente per diversi mesi. Un quadro frammentato, che intrecciato alle dinamiche delle violenze attuate nelle relazioni di intimità, creano gravi conseguenze, sulle vittime in prima persona e sui figli che assistono impotenti.
Come scrive il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, di cui il Centro Donna Giustizia fa parte, la violenza sulle donne ha le chiavi di casa. È di pochi mesi fa la notizia del femminicidio di Bondeno e della violenza da parte del fratello su una donna di Copparo.
«La violenza sulle donne è sistemica, ed è lo specchio della grave asimmetria che ancora oggi regola il rapporto tra i generi - sottolineano le responsabili del Centro Donna giustizia di Ferrara -. Per questo è fondamentale che si parli di violenza sulle donne in questi termini, e che la violenza di genere diventi una priorità a livello politico, superando la logica emergenziale che spesso accompagna questo dibattito. Solo così sarà possibile produrre il cambiamento culturale e sociale necessario a superare la violenza di genere. Allo stesso tempo, è importante diffondere il più possibile le informazioni sulle possibilità di accesso ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza». —
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