Orrori nella chat della classe, video di stupri e con Hitler: denunciati otto minorenni

Indagavano su un caso di presunta violenza sessuale. Sono precipitati in un girone infernale di video e foto con neonati vittime di abusi, pedopornografia, fotomontaggi antisemiti e contro il papa e cadaveri oltraggiati.

In quella melma pescata nel “dark web” (la parte più oscura e meno raggiungibile della rete) e scaricata sui canali tradizionali come Whatsapp, i poliziotti della squadra mobile di Pisa sono riusciti a identificare otto ragazzi, tutti minorenni, con quello che tra poco compirà i 18 anni e dal cui cellulare sono partite le indagini.

Sette studenti di Pisa e uno di San Giuliano Terme, intorno ai 16 anni, hanno ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini inviato dalla Procura per i minorenni del Tribunale di Firenze che contesta (con posizioni differenziate) i reati di diffusione di materiale pedopornografico (pena da 6 a 12 anni), istigazione all’odio razziale per propaganda antisemita (fino a sei anni) e detenzione illegale di strumenti atti all’offesa(fino a due anni). I minorenni sono stati convocati in questura con i genitori per la notifica dell’atto. Quando hanno appreso la natura delle accuse ai loro figli, i genitori (quasi tutti) hanno mostrato uno sgomento sfociato in rimproveri anche duri.

«Devo dire che non credo sia passato il messaggio della gravità di quello che hanno combinato – spiega il capo della squadra mobile, Fabrizio Valerio Nocita –. La percezione che quei fatti non siano vissuti come gravi è evidente».

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Filippo Focardi, è partita come effetto collaterale di un’inchiesta su un caso di violenza sessuale. Un procedimento aperto a fine 2019 e poi archiviato, ma che nel corso degli accertamenti aveva consentito agli investigatori di acquisire foto e video di carattere pedofilo e necrofilo nel cellulare dell’allora indagato, un sedicenne pisano iscritto a un istituto superiore cittadino. A ritroso sono risaliti all’autore degli invii. Quello che ora sta per diventare maggiorenne ha così ricevuto la visita dei poliziotti che non si sono limitati a sequestrare pc e telefonino. Nella cameretta, all’apparente insaputa dei genitori, lo studente già conosciuto per la sua indole turbolenta, aveva occultato mazze, bastoni, petardi proibiti, una pistola lanciarazzi, un pugnale da combattimento, sette coltelli e la targa di un motorino rubato. Il peggio per lui è arrivato dai contenuti degli apparecchi dai quali sono stati estratti foto e filmati. Materiale fatto circolare dagli indagati in un rimbalzo tra chat con effetto moltiplicatore su diffusione e platee raggiunte.

Nella galleria degli orrori c’erano neonati costretti a subire atti sessuali, minori abusati e video di cadaveri sezionati e scene di necrofilia.

Nell’archivio personale dello studente da cui tutto è partito sono state trovate anche sequenze nelle quali il giovane amava farsi riprendere mentre si rendeva protagonista di atti vandalici in città, a volte commessi insieme ad alcuni coetanei.

Tirando fuori altre memorie gli investigatori della questura hanno scoperto diversi video tutorial per imparare a costruire ordigni rudimentali utilizzando prodotti pirotecnici reperibili in commercio. Una passione per i botti e le armi che ha anticipato l’abisso autentico. Gli stessi investigatori rifiutano di raccontare cosa c’era nelle fotogallerie. «Fermiamoci al raccapricciante», garantiscono. Abusi di neonati, elaborazioni grafiche di deep-nude (produzione di false immagini che sembrano nudi reali), squartamenti di cadaveri, atti sessuali su morti e violenze di ogni genere. «Alcuni di questi file apparivano artefatti e modificati in forma di stickers, in modo da renderne difficoltosa l’individuazione da parte di programmi di controllo della rete web e di esame informatico» spiegano in questura.

Il sesso nei materiali è abbandonante. Ma viene accompagnato anche dal vilipendio della religione e all’odio antisemita. In due chat, i poliziotti hanno trovato frasi inneggianti l’olocausto e “meme” raffiguranti Hitler, esaltato con frasi del tipo “Premio Nobel per la brace”, oppure foto storiche, testimonianza della Shoah ritraenti persone contenute in un campo di concentramento, rese sfocate e accompagnate da sberleffi: “Foto da ripetere, non erano stati messi a fuoco”. Ci sono pure immagini in cui viene offeso papa Francesco con un fotomontaggio osceno. La polizia cita un episodio per rendere l’idea di quanto sia impermeabile il mondo connesso dei ragazzi, soprattutto ai genitori. Almeno trenta studenti nella chat di classe avevano ricevuto immagini pedofile – solo alcuni le hanno poi condivise – ma nessuno lo ha detto in casa, né lo ha segnalato alle forze dell’ordine. Per loro non c’era niente di male.—