Usura, piaga in crescita con la crisi Covid: 14 milioni per le vittime
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FIRENZE. «Ho guardato negli occhi mio figlio. E lì ho capito che non dovevo cedere agli strozzini. Un’altra possibilità esiste. Sempre». Giorgio (nome di fantasia per tutelare la sua identità) è un ristoratore fiorentino. Un uomo e un professionista con una vita normale, fino a poco più di un anno fa. Poi è arrivata la pandemia, il suo locale costretto a chiudere. Come tutti. E i debiti che cominciano ad accumularsi: il mutuo per la casa, l’affitto del ristorante, le bollette. Le entrate, invece, sono pari a zero. Gli usurai bussano alla sua porta, lui ci pensa. Poi dice no. Per il senso di legalità che lo contraddistingue. E, soprattutto, per suo figlio. Ma quella di Giorgio è la storia di tanti. Lo sa bene la Fondazione toscana per la prevenzione dell’usura, il cui consiglio d’amministrazione è formato da rappresentanti di Misericordie della Toscana, Regione e Anci. Soltanto dall’inizio dell’anno, sono un centinaio le richieste che, ogni mese, arrivano sulle scrivanie dei 44 centri d’ascolto sparsi in tutta la nostra regione. A esaminarle, poi, ci pensano circa 200 volontari, tutti quanti ex dipendenti di banca o, addirittura, ex direttori. Professionisti che la materia la conoscono come le loro tasche. E mettono a disposizione le loro competenze per aiutare chi si trovi in difficoltà. Prima che facciano, in sostanza, un passo che potrebbe stravolgere la loro vita, per sempre: rivolgersi agli strozzini.
Anche la Regione Toscana, in aiuto delle vittime dell’usura, da qualche anno stanzia un fondo ad hoc: 12,7 milioni di euro nel 2019 con le garanzie fornite per 144 mutui; 14,3 milioni di euro nel 2020 (157 mutui). E questi numeri sono destinati a crescere, quest’anno. Con i “nuovi poveri” – persone senza più un lavoro per via della pandemia – che, purtroppo, devono fare i conti con sempre meno entrate. L’assessore regionale alla Legalità, Stefano Ciuoffo, spiega che il fondo rappresenta un aiuto per cittadini e famiglie vittime degli usurai. Chi, di fatto, non riesca a ripianare il debito contratto per via dei tassi d’interesse troppo elevati. «Si tratta di difficoltà che purtroppo stanno crescendo anche a causa del Covid – spiega Ciuoffo –. Prevenire l’usura è quindi fondamentale per aiutare il nostro tessuto economico e sociale a mantenersi sano, senza cadere vittima della criminalità». E proprio in questa direzione va il lavoro della Fondazione toscana per la prevenzione dell’usura. «Siamo attivi da una ventina d’anni – spiega Piero Macchia, uno dei consiglieri d’amministrazione della Fondazione ed ex direttore di banca – e, da allora, circa 27mila persone si sono rivolte a noi. Quest’anno, poi, c’è stato un aumento delle richieste: ne riceviamo circa un centinaio al mese. Ma crediamo che possano crescere ancora, nei prossimi mesi». Macchia spiega che le persone che si rivolgono alla Fondazione sono in difficoltà, alcune sull’orlo del baratro. E lo fanno per due ragioni: per chiedere prestiti e pure mutui. «Si tratta di chi non ha più un reddito e, di conseguenza, non ha garanzie da offrire agli istituti di credito – sottolinea – ed ecco che entra in gioco la Fondazione. Che, in alcuni casi, garantisce fino al 75%. È possibile richiedere prestiti fino a un massimo di 25.800 euro e mutui per un totale di 200mila euro (in alcuni casi eccezionali anche 300mila euro)». Quando la Fondazione riceve una richiesta, la esamina: e se il caso lo richiede, interviene, rilasciando la garanzia e proponendo alle banche convenzionate di fare il prestito. «Proponiamo anche il periodo di rientro – spiega Macchia – che, per i prestiti, può arrivare fino a 60 mesi. I mutui, invece, in genere, sono di durata ventennale. Anche 25 o 30 anni, in alcuni casi».
E, tanto per fare un esempio pratico: mettiamo che una persona che risponda ai requisiti richieda un prestito di 20mila euro da restituire in 60 mesi. «Ogni rata ammonterà a circa 380 euro – conclude il consigliere d’amministrazione –. Non è difficile da comprendere, anche per i non addetti ai lavori, che il tasso d’interesse sia davvero vantaggioso. Questo per dare un’opportunità a chi sia in difficoltà. Ed evitare che cada nelle grinfie di chi potrebbe approfittarsi della sua condizione di fragilità. Una seconda possibilità esiste sempre. E deve essere quella della legalità».
Nell’ultimo anno è cresciuto il rischio usura per le piccole imprese del commercio e dei servizi, e un imprenditore su due avverte l’aumentata pressione della criminalità: lo afferma anche un’indagine di Confcommercio per l'ottava edizione di “Legalità, mi piace!”, la Giornata nazionale nata per denunciare gli effetti negativi sul terziario di tutti i fenomeni illegali.
L’indagine ha rilevato che a Firenze l’81% delle imprese del commercio, della ricettività e dei pubblici esercizi con meno di 10 addetti ha chiuso il 2020 in perdita. —