Gorizia, presidenza del Gect: sarà una partita a tre con Paolo Petiziol nel ruolo di favorito

GORIZIA Lo Statuto del Gect prevede vi sia una “staffetta” della presidenza fra Italia e Slovenia. Il primo presidente fu Franco Frattini con un direttore espresso dal Paese vicino. Poi, subentrò lo sloveno Robert Golob e la direzione venne affidata a Sandra Sodini. L’alternanza non fu rispettata successivamente, perché a Golob subentrò l’ex sindaco di Nova Gorica Matej Arčon mentre la direzione rimase italiana: prima Sodini, poi Ivan Curzolo.

Ora, si cambia dopo le dimissioni di Arčon. E si torna alla vecchia alternanza: presidente italiano, direttore sloveno. E i nomi che circolano sono essenzialmente tre, con uno che appare in pole position, anche se è impossibile ottenere conferme ufficiali. Il candidato numero uno è Paolo Petiziol, noto fra le altre cose, per essere fondatore e presidente dell’associazione culturale “Mitteleuropa”, un sodalizio internazionale costituito nel 1974 che ha organizzato per anni la “Festa dei popoli della Mitteleuropa” per ricordare la figura di Franz Joseph, coinvolgendo diplomazie, governi e capi di Stato dei Paesi centro-europei. Ci sono altri due papabili: Roberta Chersevani che vanta una carriera di prestigiosi risultati, tra cui la presidenza della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (dal 2015 al 2017) e quella dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Gorizia e Alessandro Puhali (avvocato, dirigente bancario, appassionato cultore di storia ferroviaria).

Intanto, l’ultimo terremoto fa discutere. Anche a livello politico. Marco Rossi, capogruppo del Pd in Consiglio comunale, non va per il sottile. Premette che «il Gect è una grande risorsa» ma, specicica, «continua ad essere gestito come un giocattolo personale dai sindaci dei tre Comuni. Sin dal 2017 come Partito democratico di Gorizia e San Floriano abbiamo chiesto un maggiore coinvolgimento della cittadinanza, delle associazioni e categorie economiche e sindacali: purtroppo inascoltati dalla maggioranza di destra. Presentando anche una mozione in Consiglio comunale, fatta propria dal sindaco ma a cui la Giunta non ha fatto seguire gesti concreti. L’incontro dei tre consigli comunali nel 2017 è rimasto un fatto isolato. Basti pensare che una sola seduta di commissione consiliare, dopo molte insistenze, è stata dedicata al tema. Così proprio non va».

Secondo il Pd «serve un chiaro cambio di metodo, e queste dimissioni ne sono la conferma. Fra l’altro, ci preoccupa decisamente il rischio che alcune progettualità, soprattutto in ambito sanitario, non raggiungano i risultati attesi a causa del disinteresse verso la sanità transfrontaliera da parte delle istituzioni sanitarie».