Potrebbe arricchirsi di una nuova arma l'arsenale per combattere Covid-19. Si tratta di super anticorpi monoclonali che sarebbero efficaci anche contro le varianti più virulente. Il risultato è frutto di una ricerca, pubblicata su Nature, condotta da istituti europei, fra i quali anche il Policlinico San Matteo di Pavia. La buona notizia è stata rilanciata da Mariya Gabriel, commissaria europea per l'istruzione, gioventù, sport e cultura. Questo nuovo anticorpo, battezzato CoV-X2, è bispecifico, ovvero riconosce contemporaneamente due diversi antigeni (molecole) del virus. A differenza degli anticorpi che riconoscono un singolo antigene, la doppia azione di quelli bispecifici riduce notevolmente il ventaglio di varianti più infettive, garantendo un'efficacia molto elevata. Il nuovo anticorpo, insomma, si presenta come un ottimo candidato per l'utilizzo sia nella prevenzione della malattia che nella cura di pazienti. In termini tecnici, l'anticorpo bispecifico CoV-X2 è più efficace – hanno spiegato i ricercatori – nell'inibire il legame con l'ACE2 che, come è noto, è il recettore che il coronavirus utilizza come grimaldello per penetrare nelle cellule e replicarsi. 

Come funzionano i nuovi anticorpi

Gli anticorpi monoclonali sono prodotti sintetici, ossia ottenuti in laboratorio, progettati dalla ricerca sulla base della struttura di quelli prodotti naturalmente nel nostro organismo: in particolare quelli prodotti dai linfociti B quando incontrano un agente infettivo che esponga sulla sua superficie una sostanza a cui sono reattivi, in genere una piccola porzione di una proteina, denominata antigene. Vengono estratti dal sangue delle persone guarite dal Sars-CoV-2 e sono poi «ingegnerizzati» in laboratorio su cavie per mimare il sistema immunitario umano e per aumentarne il tasso riproduttivo. 

Nel caso di questo anticorpo bispecifico, i ricercatori hanno unito due anticorpi naturali in una singola molecola artificiale dimostrando la protezione dalle varianti di Sars-CoV-2. A finanziare la ricerca, la Ue. Mariya Gabriel ha espresso soddisfazione per il risultato: «Grazie al lavoro dei ricercatori finanziati dall'UE, questa nuova scoperta potrebbe prevenire e trattare i casi di Covid-19, salvando delle vite». Nel consorzio di ricerca, oltre al San Matteo di Pavia, il Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia), l’Istituto di Ricerca in biomedicina (IRB) di Bellinzona (Svizzera), l’Università di Braunschweig (Germania) e il Joint Research Center (JCR) della Commissione Europea. Ha collaborato anche la Rockfeller University di New York. «L’anticorpo è stato sviluppato nell’ambito dell’attività del progetto di ricerca ATAC (Antibody Therapy AgainstCoronavirus), finanziato dall’European Research Council (ERC)», ha spiegato a Repubblica Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia molecolare del San Matteo. 

L'utilità nella pandemia

La ricerca da tempo ha individuato negli anticorpi monoclonali uno degli strumenti più promettenti nella lotta al Covid-19. A gennaio, la Germania ha acquistato 200 mila dosi di anticorpi monoclonali per metterle a disposizione dei policlinici universitari tedeschi. Lo scorso settembre il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva fatto visita ai laboratori di un centro di ricerca che fa perno sulla no-profit Toscana Life Sciences di Siena dove si studiano le potenzialità della terapia anti-Covid con anticorpi monoclonali da parte di un team del Monoclonal Antibody Discovery (MAD) Lab coordinato da Rino Rappuoli, scienziato di fama internazionale. Lo scorso 11 marzo, con un comunicato congiunto, Vir Biotechnology e l'industria farmaceutica britannica GSK (GlaxoSmithKline), quest'ultima con numerose sedi in Italia, hanno annunciato l'istanza di l'autorizzazione all'uso di emergenza negli Stati Uniti e ed in altri Paesi del loro monoclonale sperimentale, stante l'osservazione, nella fase avanzata (Fase 3), che riduce il l'ospedalizzazione e il rischio di morte nel trattamento precoce degli adulti con Covid-19.

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