Il progetto dell’ impianto di produzione di biometano di Caluso è stato bocciato giovedì primo luglio dalla conferenza dei servizi decisoria. La notizia è stata data a Chivasso dal sindaco Claudio Castello durante l’incontro sul tema dei rifiuti nel Canavese e Chivassese.
«Al momento - spiega Pasquale Centin, assessore all’ambiente di Chivasso – il provvedimento non è ancora stato formalizzato ma dalla conferenza è emerso che questa ipotesi progettuale, che ha avuto il parere negativo di Chivasso, Rondissone e Mazzè e dei consorzi irrigui, non è praticabile. La decisione della Città metropolitana non è politica ma tecnica e mette in evidenza come le nostre osservazioni fossero motivate». Le principali criticità emerse sono legati alla viabilità ritenuta non idonea, allo scarico delle acque nel canale di roggia e all’impatto odorigeno. Dovrebbe così chiudersi la vicenda iniziata il 24 aprile 2020 quando la “Caluso biometano società agricola srl” di Bovolone (Verona) aveva chiesto a Città metropolitana l’autorizzazione a realizzare un “impianto di produzione di biometano attraverso la digestione anaerobica della frazione organica del rifiuto solido urbano detto anche “forsu” e contestuale produzione di compost di qualità”. Avrebbe dovuto trattare 60 mila tonnellate all'anno di rifiuti. Il sito scelto per l’impianto che era l’area dell’ex stabilimento Edilias tra Chivasso e Mazzé lungo la strada provinciale 82, all’altezza delle frazioni Boschetto e Mandria di Chivasso. Il sito si trova in territorio comunale di Caluso ed è vicino a Mazzé e a Rondissone.
Nei mesi successivi i cittadini della zona interessata, i comitati ambientalisti e le amministrazioni comunali di Chivasso, Mazzè e Rondissone avevano espresso fortissime perplessità sull’idoneità del sito. Sono ben presto state organizzate manifestazioni e raccolte firme. «Probabilmente Caluso è in ritardo ma si è rifatto in fretta – ha commentato giovedì sera il consigliere Ferdinando Giuliano di Caluso -. Quest’impianto ci ha fatto riflettere. Inizialmente noi non eravamo d’accordo ma volevamo capire la portata. Abbiamo imparato molto in questi mesi dagli altri amministratori e dai cittadini dei comitati». «Aspettiamo di vedere il documento ufficiale col parere di Città metropolitana – commentano i membri del comitato Io mi rifiuto -, certo le integrazioni prodotte erano sicuramente carenti e le enormi criticità progettuali che lamentavamo da un anno sempre presenti ed inaccettabili. Andiamo avanti e rimaniamo comunque pronti a opporci in qualsiasi sede contro progetti che non sono né di economia circolare, né positivi per la collettività, ma anzi nascondono dietro le parole Bio e Green la speculazione sui rifiuti a scapito dell'ambiente e della salute».
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