Il pronto soccorso dell’ospedale di Cuorgnè deve riaprire e al più presto. Lo chiedono a gran voce gli amministratori locali e a loro, ora, si aggiungono la Cgil e lo Spi- Cgil Alto Canavese. «Condividiamo in toto la posizione espressa da molti rappresentanti dei Comuni- affermano i responsabili della Cgil e dello Spi - Cgil Alto Canavese, Angelica Liotine e Alfredo Ghella -. Il sacrificio che tutta la popolazione canavesana ha dovuto sostenere per la trasformazione in poche ore dell’ospedale di Cuorgnè in un Covid- hospital, con conseguente chiusura del suo pronto soccorso, non è ora più sostenibile e bisogna tornare alla normalità. Così come occorre lavorare per recuperare prestazioni perse intervenendo con urgenza sulle liste di attesa e riducendo il ricorso al privato, scelta che molte persone hanno dovuto obbligatoriamente fare. È importante che tutti i servizi sanitari tornino operativi e anche più funzionali di prima».
ivrea e ciriè non bastano
«Nonostante il momento drammatico vissuto durante la pandemia, la gente ha trovato ancora fiducia nella sanità pubblica: le istituzioni e la Regione devono far sì che la stessa risponda pienamente ai bisogni di prevenzione e cura garantendo la universalità delle prestazioni e soddisfacendo le esigenze della popolazione del Canavese e delle sue valli, popolazione sempre più anziana e sempre più in difficoltà economica- sottolineano i sindacalisti -. Per questo il pronto soccorso dell’ospedale di Cuorgnè, unico riferimento del territorio, deve riaprire affrontando nella sua piena funzionalità la transizione che porterà alla riorganizzazione dei servizi ospedalieri, territoriali e domiciliari previsti anche dal Pnrr. Bisogna considerare che da molti mesi i nosocomi di riferimento per questa popolazione sono diventati quelli di Ivrea e Ciriè, difficilmente raggiungibili con il trasporto pubblico, problema non di poco conto e decisamente inadeguato alle esigenze di un territorio così vasto e complesso e di una popolazione che non sempre può godere di un’autonomia di trasporto. Il ruolo dell’ospedale di Cuorgnè come presidio della comunità va garantito senza ulteriori ritardi né tentennamenti».
interventi di pezzetto e avetta
«Dobbiamo preservare la nostra sanità di territorio» è l'appello lanciato dal sindaco di Cuorgnè, Beppe Pezzetto. «Leggo che al Piemonte spetteranno 271 milioni dal Recovery Plan per la medicina territoriale - osserva Pezzetto -. La politica ai diversi livelli in questi ultimi 18 mesi ha riscoperto l’importanza dei presidi locali ed ha esaltato l’abnegazione del personale sanitario dei nostri presidi definendoli indispensabili e gli operatori eroi. Ora si passi dalle parole ai fatti».
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