Una partenza soft per l’estate dei rifugi. «Ma con il bel tempo facciamo il pienone»
BELLUNO. Rifugi al rallentatore. Causa il meteo, in prima istanza, e la neve sulle Alte Vie. L’ultimo weekend l’ha testimoniato. Dai 2 mila metri in su, la giornata di sabato prometteva il tutto esaurito per la domenica. Invece, ecco la delusione. «I meteo commerciali, troppo improvvisati, sono la nostra rovina», protesta Carlo Budel dai 3180 metri della Capanna Punta Penia. «Domenica abbiamo ricevuto la tormenta di neve, ma nel tardo pomeriggio; durante la giornata si poteva salire. Invece non si è visto quasi nessuno. I veri escursionisti, per non dire degli alpinisti, dovrebbero consultare solo le previsioni Arpav di Arabba».
Ai piedi del Pelmo, sopra la Val Fiorentina, in comune di Selva di Cadore, Mario Fiorentini coordina i gestori di una quarantina di rifugi del Veneto dal suo “Città di Fiume”. «Arrivi e presenze sono decisamente al di sotto delle aspettative», ammette. «Ritenevamo che il boom dell’estate scorsa si ripetesse già in giugno. Non è così per i rifugi alpini, vanno bene solo quelli di prima fascia, più vicini alla pianura».
Fiorentini è comunque convinto che già nelle prossime settimane il trend possa riequilibrarsi. «L’importante è che il tempo si stabilizzi. O meglio che diventino meno ballerine le previsioni meteo», aggiunge. Fiorentini confida che «quasi quasi c’era più gente, con la neve, lo scorso febbraio, quando il Veneto si è posizionato in giallo prima del nuovo lokdown».
«Sì, di gente ce n’è di meno dell’anno scorso, ma solo perché alle nostre quote, lungo l’Alta Via n.2, c’è ancora molta neve e per attraversare i canaloni, fino alle Pale di San Martino, ci sono dei tratti con le funi che solo da qualche giorno stanno riemergendo», testimonia, al rifugio Volpi sul Mulaz, sopra Falcade, Sebastiano Zagonel, che lo gestisce con la moglie Beatrice. «Certo, incidono le previsioni meteo, che spesso sono improprie, ma quando il tempo è bello, come sabato e quest’oggi (ieri per chi legge, ndr) noi facciamo davvero il pieno. C’è tanta voglia di salire in montagna e quest’anno abbiamo notato con soddisfazione anche una gioventù performante, tra l’altro attrezzata». Gli stranieri? Tedeschi, austriaci, olandesi; ancora nessun inglese, qualche americano, ma non come le altre estati.
Alle Tre Cime la situazione è diversa. Ci sono anche francesi, spagnoli, cecoslovacchi, oltre ai tedeschi. E non solo escursionisti, ma anche scalatori, che si cimentano sulla Trinità. «Sì, siamo soddisfatti di questa ripartenza», ammette Enrica Vecellio, del rifugio Lavaredo, «ma fino al 30 giugno, a causa della strada inaccessibile, abbiamo lamentato perdite ben superiori al 50%».
In questi giorni il lago Sorapis non potrebbe essere più turchino, mentre dall’alto lo osserva il ghiacciaio che si è rigenerato con le abbondanti nevicate dell’inverno e della primavera. «Non ci lamentiamo, stiamo vivendo giornate fotocopia di quelle di un anno fa. A mezzogiorno, s’intende, perché i pernotti ancora sono pochi, dal momento che la neve non permette le grandi traversate», informano i gestori Emilio Pais e la moglie. «Come l’estate scorsa siamo raggiunti da tanti giovani, che però troviamo più educati. Il risultato è che la sera di rifiuti, intorno al lago, ne raccogliamo, ma meno di un anno fa».