Policlinico, 6 mila sospesi da recuperare: ecco il piano per tagliare le liste d’attesa
PADOVA. La sanità padovana approfitta della ritirata del Covid per recuperare le prestazioni che nei mesi scorsi sono state sacrificate sull’altare della pandemia: nell’Azienda ospedale Università di Padova l’elenco comprende poco più di 4 mila prestazioni ambulatoriali e circa 2 mila ricoveri. Nei giorni scorsi il direttore generale Giuseppe Dal Ben ha firmato la delibera con il Piano operativo di recupero delle liste d’attesa, facendo seguito alle direttive regionali. Via Giustiniani ha stilato un programma che punta a concludere il recupero dell’attività rinviata durante i mesi di pandemia entro la fine dell’anno, anche se per molte specialità già a fine settembre si potranno chiudere i conti.
L’organizzazione Covid e post Covid
L’emergenza epidemiologica ha determinato la necessità di riorganizzare le attività ospedaliere: sono stati aumentati i posti letto di Terapia intensiva, Sub intensiva e Malattie infettive e interi reparti sono stati riconvertiti per accogliere in via esclusiva pazienti Covid positivi. Allo stesso tempo, però, la riorganizzazione ha garantito tutte le prestazioni sanitarie non Covid urgenti o non differibili, a partire da quelle in ambito oncologico. Solo da maggio è stato possibile far rientrare una parte del personale impegnato nella gestione dell’emergenza per riassegnarlo ai reparti di provenienza. Il recupero però è solo parziale dal momento che la campagna di vaccinazione tiene impegnati un centinaio fra medici, infermieri e specializzandi e dal 21 giugno è iniziato il piano ferie per il personale. Insomma, gli ostacoli non mancano, ma l’Azienda ha messo il turbo ed entro fine anno conta di recuperare le liste d’attesa.
Negli ambulatori
A limitare l’accumularsi di prestazioni ambulatoriali sospese durante l’emergenza sanitaria è intervenuta la telemedicina, ambito che ha vissuto un vero exploit consentendo di dare risposte ai pazienti senza farli andare in ospedale, ma sfruttando gli strumenti informatici e tecnologici grazie ai quali si sono così assicurati controlli, monitoraggi e consulti. Sono tre le specialità che hanno allungato le liste d’attesa: la Pneumologia è quella che ha sofferto di più trattandosi della branca più impegnata nell’emergenza Covid: sono 120 le prime visite da recuperare - il 20% entro la fine di questo mese e il rimanente entro fine settembre - mentre sono 1.494 i controlli e 1.648 prestazioni diverse che saranno recuperati entro il 31 dicembre. La Chirurgia vascolare completerà entro fine mese le 44 prime visite rinviate, mentre entro fine settembre darà risposta a 133 controlli e 127 altre prestazioni. Infine, la Neurologia smaltirà entro luglio 40 prime visite, mentre per recuperare 347 controlli seguirà un calendario da qui al 31 dicembre. Complessivamente saranno recuperate 204 prime visite, 1.974 controlli e 1.843 prestazioni diverse. La strategia messa in campo per far fronte alla sfida poggia su tre pilastri: il potenziamento dei sistemi di prenotazione, aperture straordinarie e a spot degli ambulatori e l’implementazione dell’innovativo sistema di telemedicina e teleriabilitazione che in questi mesi ha già permesso di seguire oltre 21 mila pazienti da casa.
I ricoveri
Così come per l’attività ambulatoriale, anche l’attività di ricovero, legata o meno a interventi chirurgici, ha subito una contrazione: rispetto ai primi quattro mesi del 2019 quando i ricoveri erano stati 21.343, nei primi mesi di quest’anno i ricoveri si sono fermati a 16.483, una contrazione del 22,8%. L’Azienda ha stimato che solo una metà di questi ricoveri debba essere effettivamente recuperata, dal momento che anche la domanda nei mesi di pandemia è calata. Si tratta di 863 ricoveri da recuperare entro fine settembre, di cui 543 ordinari e 320 diurni, e di altri 1.102 entro fine anno, di cui 674 ordinari e 428 diurni, per un totale di 1.965. Gli ambiti che hanno le liste d’attesa più lunghe, legate alla necessità di intervento chirurgico, sono i disturbi di orecchie, naso e gola (178), del sistema circolatorio (150), dell’apparato digerente (237), del fegato (105), del sistema osteomuscolare (160), dell’apparato riproduttivo femminile (70). L’Azienda ha già provveduto in passato a incrementare l’attività chirurgica per i settori più in affanno, con sedute straordinarie il sabato mattina, ma sottolinea le difficoltà: «Per poter incrementare la produzione» si legge nel Piano, «è indispensabile rivedere la dotazione organica». Un appello che va dritto alla Regione.