Gender Gap, potrebbe aumentare con il futuro digitale
Il mondo digitale non sorride alle donne. L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, lo European Institute for Gender equality, segnala una mancanza di spazi al femminile che parte dall’istruzione e arriva al mondo del lavoro. Nell’Unione Europea, solo due lavori su dieci nel settore ICT, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sono occupati da donne.
Secondo il programma specifico della Comunità Europea attivo dal 2007 con l’obiettivo di promuovere la parità tra i sessi e combattere le discriminazioni di genere, c’è una vera e propria «segregazione» di studio e lavoro fra i sessi: le donne studiano cose che non studiano gli uomini e viceversa. Se non ci sono donne nel settore informatico, non ci sono uomini in quello dell’assistenza. Sono solo il 15% dei lavoratori in infermieristica, ostetricia e cura della persona. Questo sbilanciamento è aumentato dal 2010 a oggi.
Le donne sono sottorappresentate nello sviluppo di intelligenza artificiale, start-up digitali e prodotti ad alta tecnologia. Non solo in Italia, ma in tutta l’Unione Europea. Dovrebbero avere più presenze femminili già in partenza, quindi nello studio, le discipline Stem, quelle di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, destinate a crescere a velocità doppia per occupazione nei prossimi 10anni. In Italia, riporta l’Ansa, solo il 18.9% delle laureate ha scelto discipline STEM e anche da questi corsi di laurea, pur con voti più alti dei compagni, una volta arrivate nel mondo del lavoro ottengono risultati minori rispetto agli uomini in quanto a occupazione e retribuzione.
#ValoreD4STEM, indagine di Valore D, associazione con più di 260 imprese, dice che le donne Stem sono molto preparate, hanno un lavoro, ma la più della metà non ha figli. Solo il 38% delle donne laureate in queste materie ricopre una posizione manageriale. La maggior parte ha un ruolo impiegatizio, il 57,8%, e quasi il 60% non gestisce né un team né un budget. Chi sceglie queste materie e queste lauree lo fa già alle scuole medie e alle superiori. Il 61,9% era innamorata di queste materie già scuola e il 44,7% aveva un rendimento scolastico molto alto.
Solo 1 donna su 4 ha un role model Stem, ma le figure sono spesso maschili. I nomi più citati al femminile sono l’astronauta Samantha Cristoforetti, la virologa Ilaria Capua, l’astrofisica Margherita Hack e Rita Levi Montalcini, Nobel per la medicina.
Come in ogni settore ci sono pregiudizi che aumentano il Gender Gap. Anche inconsapevoli. Le stesse donne intervistate hanno detto di preferire il lavoro con gli uomini. Solo il 4% dichiara di trovare più semplice lavorare con altre donne. Il 19,2% delle intervistate considera non importante per gli uomini ricoprire un ruolo che consenta un equilibrio tra vita professionale e famiglia. È invece fondamentale per le donne secondo il 73.3% del campione.
«In un mondo in cui le soluzioni scientifiche e tecnologiche stanno plasmando il futuro del lavoro e delle nostre vite non possiamo permettere che le donne restino indietro. Abbiamo bisogno del loro contributo nelle STEM per promuovere la diversità e sostenere innovazione e progresso sociale ed economico», ha detto Barbara Falcomer direttrice generale di Valore D.