FINALE. Anni di lotte, mobilitazioni, azioni istituzionali sfumate – per ora – a causa di un ricorso presentato in ritardo di qualche giorno. Il Tar ha deciso relativamente all’ampliamento della discarica di Feronia, o meglio non è neppure entrato nel merito di gran parte degli argomenti dal momento che il ricorso è stato dichiarato “irricevibile”. Di fronte a questo scenario al Comune rimane un unica strada amministrativa: il ricorso al Consiglio di Stato, forte dell’interpretazione proposta ma bocciata dal Tar dagli avvocati Benedetto e Giacomo Graziosi a cui l’amministrazione si era affidata per far valere le proprie ragioni.
«Il ricorso – spiega il Tar, facendo propria – è stato notificato in data 3 giugno 2019, ossia quando era già inutilmente trascorso il termine di 60 giorni decorrente dalla ricezione della posta elettronica certificata con avvenuta consegna ( precisamene il 18 marzo 2019) con cui la Regione Emilia Romagna trasmetteva al Comune di Finale la delibera n. 356 dell’11 marzo 2019». È questo il passaggio che mette alle corde la Giunta-Palazzi, il Consiglio comunale, gli attivisti dell’osservatorio civico “Ora tocca a noi” e di tutti coloro che si erano mobilitati per opporsi al progetto regionale di ampliamento, affidato a Feronia.
Secondo i giudici di Bologna, se anche prevalesse la tesi degli avvocati del Comune (i 60 giorni partono dalla pubblicazione sul Bollettino regionale) sarebbe comunque venuta meno “l’onere processuale della immediata impugnativa con relativa decorrenza del termine decadenziale allorchè, come nel caso di specie, vi è prova della concreta conoscenza dell’atto in data anteriore alla pubblicazione”. Semplificando: bisogna fare ricorso più in fretta e non aveva senso attendere l’ultimo giorno potenzialmente utile visto che il Comune già conosceva gli atti.
Il Tar è invece entrato nel merito soltanto dell’autorizzazione sismica, rilasciata dall’Unione Area Nord, giudicandola corretta e non da censurare come invece aveva proposto il Comune. Sono però rimasti ai margini le contestazioni più corpose: la delibera della Regione che autorizza una discarica da 1,5 milioni rifiuti speciali non pericolosi, il verbale della Conferenza dei Servizi, i pareri di Protezione civile, Sovrintendenza, Autorità di Bacino del fiume Po.
La notizia è stata accolta in municipio con grande rammarico: neppure una settimana fa il sindaco Sandro Palazzi aveva chiesto una decisione rapida del Tar che stava allungando i tempi. Non va infatti scordato che il tema ambientale, discarica in primis, animerà il dibattito della campagna elettorale ormai alle porte. Non a caso sono diverse le discussioni attivate sui social in cui si cerca di accaparrarsi la paternità della lotta anti-ampliamento o di scaricare altrove le responsabilità di una vicenda su cui è tuttora in corso un procedimento penale che vede l’area di via Comunale Rovere ancora sotto sequestro preventivo come chiesto dal pubblico ministero Marco Niccolini e deciso dai giudici.
«Si tratta di un cavillo burocratico che abbiamo già iniziato ad analizzare con i nostri avvocati, i quali ribadiscono la bontà del ricorso e dei tempi – dice amareggiato il sindaco Sandro Palazzi – Resta una certezza: andremo al Consiglio di Stato per vedere riconosciuti i nostri diritti. Lo avevamo annunciato in caso di sconfitta, lo ribadiamo anche oggi. Per cinque anni, ossia da quando siamo in carica, abbiamo osteggiato con atti concreti l’ampliamento e continueremo a farlo. Il Tar non è entrato neppure nel merito del nostro ricorso».
C’è stupore anche all’interno della coalizione che vede riuniti Movimento 5 Stelle, Sinistra Civica e Articolo-1. «Questa valutazione del Tar ci lascia abbastanza perplessi – ammette il candidato sindaco e attuale consigliere comunale pentastellato, Mattia Veronesi – Sono le tempistiche che vengono evidenziate che ci lasciano alcuni dubbi e con l’onorevole Vittorio Ferraresi abbiamo attivato gli avvocati del Movimento affinché si analizzi l’aspetto temporale. Da un primo riscontro c’è margine per avere regione su questo fronte ma i legali del Comune potevano comunque depositare prima il ricorso ed evitare una situazione così grave per l’intero paese. Rimane il dubbio sul metodo di azione del Comune, che sorprendentemente non ha impugnato l’Autorizzazione Integrata Ambientale del luglio 2020: ci avrebbe dato più margine operativo. Ribadiamo comunque la nostra disponibilità a condividere con l’attuale amministrazione comunale un percorso unitario contro l’ampliamento della discarica, che è uno dei temi insindacabili del nostro programma elettorale. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo ancora una volta: noi quel progetto lo osteggiamo». —
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