A Mirandola Paolo Nani e una“Lettera” speciale «Il bello di una storia semplice»
MIRANDOLA Con “La lettera", ideato e interpretato da Paolo Nani, prosegue domani alle 21.30 al giardino ex Cassa di Risparmio in piazza Matteotti a Mirandola la stagione teatrale estiva dell’Auditorium Rita Levi Montalcini, curata da Ater Fondazione in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Lo spettacolo, che ha superato ormai le 1600 repliche e dal 1992 è in perenne rappresentazione ai quattro angoli del globo, è un perfetto meccanismo che continua a stupire, anche dopo averlo visto decine di volte, per la sua capacità di tenere avvinto il pubblico alle sorprendenti trasformazioni di un formidabile artista. Liberamente ispirato al libro dello scrittore francese Raymond Queneau "Esercizi di Stile", fu scritto nel 1947, dove una breve storia è ripetuta 99 volte in altrettanti stili letterari. La regia è di Nullo Facchini, coautore del testo assieme a Nani per una produzione Agidi. Il tema de La lettera è molto semplice: un uomo entra in scena, si siede a un tavolo, beve un sorso di vino che però sputa, chissà perché, contempla la foto della nonna e scrive una lettera. La imbusta, la affranca e sta per uscire quando gli viene il dubbio che nella penna non ci sia inchiostro. Controlla e constata che non ha scritto niente. Deluso, esce.
Paolo Nani, ma quale è la chiave del successo planetario di questo spettacolo?
«La sua semplicità e la ripetizione. La storia de "La lettera" si ripete 15 volte in altrettante varianti come: all'indietro, con sorprese, volgare, senza mani, horror, cinema muto, circo, ecc. E grazie al ritmo che riesco di volta in volta a dare a queste ripetizioni così come ai sorprendenti dettagliati con cui ripeto la stessa storia, la gente ride, si diverte, si stupisce e si emoziona. La lettera nasce infatti come studio sullo stile, sulla sorpresa e sul ritmo, che vengono portati all'estremo della precisione ed efficacia comica, nella costante evoluzione dello spettacolo».
Cosa si prova ad aver ripetuto per più di 1600 volte lo spettacolo?
«Una meravigliosa sensazione. Capisco che per alcuni attori potrebbe essere un limite, io invece mi diverto. Fare “La lettera” per me è come per un musicista esibirsi in un concerto di free-jazz. Questo spettacolo mi lascia un margine di improvvisazione altissimo. Negli anni io sono cambiato e lo spettacolo è cambiato con me. Ogni replica è diversa dall’altra, ma questo fa parte della magia dello spettacolo dal vivo che crea una relazione tra artista e pubblico unica e irrepetibile di replica in replica. Ecco perché c’è gente che l’ha visto più volte e non si è annoiata».
E quindi come è cambiato negli anni?
«Per esempio mi sono accorto dell’importanza che tutti i rumori di ciò che succedeva sul palco erano fondamentali per la buona riuscita dello spettacolo. Così ho riempito lo spazio scenico di microfoni in modo che gli spettatori non perdano nessun dettaglio sonoro, anch’esso ricco di sorprese». Dal 2017 lei è molto impegnato anche in video con riflessioni sul mestiere dell’attore e sulla vita da artista. Cosa ha capito da questa pandemia?
«Che non riesco a stare fermo. Durante i lockdown ho tenuto 9 corsi on line e ho prodotto due nuovi spettacoli: “Piccoli miracoli” e “ Magico Jakill”, sequel di “Jakill on ice”. In più ho ricominciato a dipingere, tant’è che in "Piccoli miracoli", che debutterà ad ottobre, dipingo anche in scena”.
Quindi la aspetta un futuro pieno di impegni.
«Per fortuna gli impegni sono tanti, con la speranza di non doversi fermare mai più, nonostante la mia condizione di artista in Danimarca sia stata molto più tutelata rispetto a chi vive in Italia». —