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Июль
2021

I soldi sulla pelle dei bambini: senza cibo, medicine e senza letti, le strutture lager nella coop

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«Le ho dato delle gocce che non doveva avere... così si sente male...». «Non ci sono i letti... ma c’è sempre il pavimento». «Abbiamo trovato larve nei vestiti». «Ha la scabbia... non muoiono mica». «Questo non è cibo... neanche in guerra mangiavano così». E perfino una minaccia, diretta, ai bambini: «Non via azzardate a dire che vi picchiamo». Tutte le frasi sono riferite a bambini. Sono pronunciate da chi lavorava per Serinper, cooperativa apuana – con sede legale a Marina di Carrara – che opera nel settore dell’accoglienza ma che è finita in un’ inchiesta per corruzione, traffico di influenze illecite e maltrattamenti. Un’inchiesta che ha sconvolto la Toscana, un blitz che a dicembre portò all’arresto di otto persone, tra cui un giudice del Tribunale per i minorenni di Firenze, un sindaco, una dirigente Asl. Ma il caso, a prescindere dagli 11 imputati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio, sta coinvolgendo l’intero territorio.

Nelle oltre mille pagine dell’informativa finale redatta dai carabinieri del nucleo investigativo di Massa Carrara e depositata in Procura con la chiusura di parte delle indagini, non c’è un ufficio pubblico che quelli di Serinper non abbiano frequentato; non c’è professionista che non abbiano contattato; tantissimi, tra sindaci e politici, almeno una volta hanno ricevuti quelli della cooperativa. O ci hanno parlato al telefono, o ha parlato di loro con qualcuno. Una rete fittissima di conoscenze funzionale ad avanzare richieste; una rete di favori fatti e ricevuti, con posti di lavoro nelle strutture di accoglienza da gestire come merce di scambio: tante strutture, aperte con frequenza tra Massa Carrara e la Versilia.

L’affare accoglienza

Soldi? Tanti: un’ascesa economica che in pochi anni ha portato Serinper ad aumentare di quasi 13 volte i suoi ricavi – rilevano i carabinieri – passando da un bilancio di 215mila euro circa nel 2011 a uno da 2, 7 milioni nel 2017. Nelle numerose strutture gestite (tra sedi operative, comunità socio educative, case-famiglia, centri di accoglienza) venivano accogli “gli ultimi”. La cooperativa offriva – e ancora oggi offre perché le strutture sono aperte e funzionanti – “rifugio” a minori, donne, famiglie in grave stato di disagio, inviate dal servizio sanitario e dai Comuni. Ciascun minore e ciascuna mamma hanno “un prezzo”: 121 euro al giorno – si legge nelle carte dell’inchiesta – nella sede di Casa Sonrisa a Stiava (Massarosa), 130 euro al giorno ogni bambino del centro “Numeri Primi” di Aulla o nell’analoga struttura di Montignoso. Cifre pagate dagli enti pubblici, quindi dai cittadini con le tasse, alle quali dovrebbero corrispondere servizi, assistenza, percorsi terapeutici. Ma per gli inquirenti non era così.

I maltrattamenti

Per la Procura di Massa Carrara è sulla pelle dei bambini e anche di donne in difficoltà che avviene il business dell’accoglienza. Le indagini iniziarono nel maggio del 2018 e una parte ancora non è chiusa; gli inquirenti entrarono virtualmente nelle 13 case di accoglienza gestite da Serinper: scoprirono il sovrannumero degli utenti, in barba a più leggi regionali e disposizioni nazionali, per fare cassa; scoprirono che, nonostante i soldi che entravano copiosi, i bambini venivano affamati; scoprirono i maltrattamenti, psicologici e fisici. Le intercettazioni, le testimonianze, le denunce parlano di bambini che si facevano male, non venivano curati, dormivano tra urina e sangue, mangiavano peggio che in guerra. «A zampate… a calci in bocca… quel marocchino di m... qual è! ... se c’avete bisogno chiamatemi che vengo a trascinarlo fuori dal cancello per gli orecchi! » dice in un’occasione l’ex vice presidente della coop, Enrico Benassi, alle operatrici quando uno degli ospiti stranieri non si comporta come dovrebbe. «Soliti psichiatrici di m...! Che andrebbero sciolti nell’acido, ma non avremmo di che vivere, ci toccherebbe fare, insomma, chi lo sa!» aggiunge Benassi in un’altra circostanza riferendosi agli ospiti con problemi di salute mentale. Nei confronti dei quali – emerge dalle intercettazioni – spesso ci si sbagliava a dare le medicine: o troppe o nessuna.

Controllati e controllori

Ma c’è dell’altro nell’inchiesta e nelle intercettazioni. C’è il “metodo” con il quale i vertici della coop imputati cercano di concretizzare “l’affare accoglienza”. E cioè “l’affare assunzioni” di «parenti e amici di politici, assistenti sociali, funzionari pubblici e addetti ai controlli» scrivono i carabinieri. Assunzioni finalizzate, secondo gli inquirenti a creare intorno a Serinper una rete di protezione, di persone che avrebbero dovuto controllare e non controllavano (o lo facevano “annunciando” prima il loro arrivo). Che avrebbero dovuto denunciare e non denunciavano. Che favorivano l’invio di ospiti nelle strutture o l’apertura delle stesse sui territori. In questa rete ci sono nomi di politici e funzionari pubblici imputati, come il presidente del consiglio comunale di Massa Stefano Benedetti o la responsabile del centro affidi del Comune Paola Giusti o il sindaco di Villafranca in Lunigiana Filippo Bellesi. Ma ci sono anche non indagati e intercettati in merito a richieste (reali o presunte) di posti di lavoro o condotte – tutte da verificare – omissive rispetto a controlli come nel caso del consigliere regionale Giacomo Bugliani, del sindaco di Massa Francesco Persiani o quello di Aulla Roberto Valettini. Tra i sindaci il primo ha preferito non commentare (salvo poi sparare a pallettoni contro Il Tirreno dal suo balcone social), il secondo dichiara la propria estraneità alle situazioni nelle quali appare il suo nome. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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