L’ambientalismo e il ponte sullo stretto
Dopo un serio esame di coscienza sono giunto alla conclusione di potermi definire una persona di sinistra. Dotato cioè, di tutte quelle sensibilità che vanno dalla difesa a oltranza dei più deboli e dei cosiddetti "diversi" giù giù, fino all’insofferenza totale di ogni forma di razzismo nelle sue varie forme, fino alla difesa, a oltranza degli ecosistemi. Quegli equilibri ecologici, per esempio, predicati ultimamente con forza dalla giovane Greta. Non sopporto invece quell’ambientalismo ideologico e inconcludente che tutto blocca, tutto critica risolvendosi poi a fare la peggior scelta che è appunto: "quella di non scegliere", quell’immobilismo che tanto male fa all’economia e alle giovani generazioni. Di fronte alle grandi opere le motivazioni sono le più astruse, infondate e irrazionali, proprio come sanno divenire troppo spesso le posizioni ideologiche. Nelle varie discussioni che intraprendo, a questo proposito, su fb, con alcuni amici del "no a prescindere" che, pur condividendone l’avversione all’attuale realtà economica planetaria, definita liberista, che fa in modo che l’1% dei miliardari abbia il 50% delle risorse economiche mondiali! Quando però quest’accanimento si estende alle opere, o meglio alle grandi opere, qui finisco per non riuscire a comprenderne davvero le motivazioni di fondo.
Un esempio plastico di questa avversione, che per me ha dell’irrazionale, è quella che oggi ne è divenuto il simbolo per eccellenza, ed è il ponte sullo Stretto. E le motivazioni addotte per il "Niet ideologico, di chiaro sapore stalinista" sono le più varie e fantasiose e si possono condensare: ci sono opere da realizzare ben più importanti come la "sistemazione della realtà idrogeologica nazionale", il potenziamento delle linee autostradali e ferroviarie (senza considerare che anche per queste insorgono numerosi i "niet" per la sacrosanta integrità ambientale); come se la realizzazione dell’una fosse alternativa all’altra.
Ve la immaginate voi se l’Italia del dopoguerra avesse ragionato e operato con questa mentalità? Sto parlando dell’Italia del Boom economico! L’Italia di quando Fanfani faceva approvare la grande storica riforma agraria non avesse realizzato parallelamente (o quasi) l’Autosole? La storia ci dovrebbe aver insegnato che le grandi opere hanno costituito "il volano economico" per tutte le economie! Dalle piramidi di Gisa, dal Circo Massimo di Vespasiano, dalla cupola del Brunelleschi, sempre.
Non vorrei rammentare altre motivazioni che sono addirittura, credo, un insulto all’intelligenza del tipo: "Nelle grandi opere si annidano la malavita e la corruzione!". Come se per combattere queste realtà malavitose, si dovesse rimanere nella stasi e nell’inconcludenza più deteriore per lo sviluppo economico! E ciliegina sul gelato: non si fa il ponte sullo Stretto perché lo voleva anche Berlusconi!
Preciso che, pur non condividendo quasi niente della sua visione economica, filosofica... ma in questo caso la sua scelta la ritengo illuminata. Anche l’orologio fermo due volte al giorno dà l’ora esatta. Vorrei domandare ai "critici ideologici in servizio permanente effettivo": "Conoscono la Sicilia"? Le sue grandi potenzialità economiche, non solo agricole e turistiche, ma anche industriali.
Si mi ritengo di sinistra, ma della sinistra tradizionale non me la sento di accettare "tutto il pacchetto" che in taluni casi, come questo, contiene cose sbagliate e in taluni casi addirittura idiozie. --
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