Morte nel campo, l’agricoltore si difende: «In mezzo al mais non ho visto nessuno»
Maria Fiore. Al suo avvocato ha ribadito, ieri, di non essersi accorto di nulla, nemmeno della radura creata dalle giovani donne in mezzo alle piante di mais. E di non avere visto nessun fuggi fuggi. Dalla sua cabina alta quattro metri del Grim, il mezzo agricolo utilizzato per spargere il pesticida sul terreno attraverso due “braccia” da 24 metri, scorgere qualcosa a terra «è impossibile», ha ripetuto Andrea P., il 28enne di Lacchiarella indagato per duplice omicidio colposo in relazione alla morte di Hanan Nekhla, 32 anni, e dell’amica Sara El Jaafari, di 28 anni, entrambe di origine marocchina.
Le due giovani erano state ritrovate senza vita, sabato, in un campo di mais a Locate Triulzi, in via della Misericordia, una strada che attraversa una campagna di diversi ettari a sud di San Giuliano Milanese. Il giovane ha raccontato di avere finito il suo lavoro nel campo venerdì, quando è partito l’allarme al telefono di una delle due ragazze, e di essersi poi spostato a Mortara, in Lomellina, dove sabato aveva altri lavori da fare, in altri terreni, e dove il mezzo era infatti stato rinvenuto, nel piazzale di una cascina.
La sorella: “Erano con due amici, potevano aiutarle”
Il suo racconto al vaglio
Andrea P. lavora nell’azienda agricola di famiglia, a Lacchiarella, ma opera anche come conto terzista per altri agricoltori mettendo a disposizione il mezzo spargi-insetticida, un “bestione” del costo di mezzo milione di euro, che non tutte le aziende possono permettersi di avere, soprattutto se si considera che i trattamenti alle coltivazioni si possono fare in un periodo preciso dell’anno che non dura più di due mesi. La ricostruzione dell’agricoltore per il momento regge. Tanto che la procura di Lodi ha contestato, nell’avviso di garanzia che gli è stato notificato, solo l’accusa di omicidio colposo e non di omissione di soccorso.
La difesa, dal suo canto, sta ancora valutando se nominare un proprio consulente per partecipare all’autopsia sui corpi delle ragazze, che doveva svolgersi ieri all’Istituto di Medicina Legale di Pavia ma, per problemi di notifiche agli interessati, si svolgerà domani mattina. «Stiamo ancora cercando di approfondire la vicenda», si limita a dire l’avvocato del giovane, Angela Maria Adescalchi di Lodi.
Caccia a due ragazzi
La posizione del giovane non è l’unica al vaglio. I carabinieri della compagnia di San Donato indagano anche sul ritrovamento, nel campo, di due telefoni cellulari diversi da quelli in uso alle ragazze. Le giovani non erano quindi sole, ma in compagnia di qualcuno. Amici o semplici conoscenti, che potrebbero aver portato con loro le ragazze in aperta campagna, forse per bere e consumare droga, come sembrano suggerire i resti di carta stagnola insieme a diverse bottiglie di birra vuote e coperte. Ma che potrebbero anche essere andati via prima dell’incidente, avvenuto alle 11 di venerdì. Gli accertamenti sui telefoni (non si esclude rubati e quindi intestati ad altre persone), sono ancora in corso.