Bollettino Covid, oggi 907 positivi e 24 vittime: la positività scende allo 0,5%. Speranza: “Viviamo settimane complicate”
Raddoppiano da 408 a 907 i contagi ma grazie a un numero più che doppio di tamponi, tanto che il tasso di positività scende di due decimali fermandosi allo 0,5%. Resta il fatto però che, non si sa quanto spinta dalla Delta, la curva dei contagi continua la sua lenta risalita, visto che martedì della scorsa settimana, giorno più idoneo al confronto, i nuovi positivi erano solo 679.
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Il dato poi è caratterizzato da forti difformità regionali, con alcuni territori in calo e altri in netta crescita dei casi. Sempre contenuto il numero dei decessi, oggi 22, due dei quali attribuibili ai giorni precedenti. Salgono da 2 a 11 gli accessi in terapia intensiva, anche se complessivamente si contano 4 ricoverati in meno per effetto del maggior numero di guariti.
Salgono da 15 a 38 i casi in Piemonte, dove il tasso di positività dallo 0,1 sale allo 0,2%, mentre in Lombardia c’è un balzo in avanti da 51 a 129 contagi, ma con oltre il triplo dei tamponi, porta ad a far abbassare di un decimale il tasso di positività, sceso allo 0,4%.
In Veneto balzo in avanti dei contagi da 45 a 97, anche se il tasso di positività scende dall’1,4 all’1,1%.
In Emilia Romagna sono 51 i nuovi positivi, sette meno di ieri, mentre il tasso di positività scende nettamente dal 2% allo 0,5%.
Salgono da 41 a 59 i nuovi casi in Toscana, con il tasso di positività che dall’1,2 scende all’1,5% grazie al quasi raddoppio dei tamponi.
In controtendenza il Lazio dove i contagi da 83 scendono a 58 e il tasso di positività dall1,5 allo 0,6%.
Saltano da 68 a 108 i contagi in Campania dove però il tasso di positività scende nettamente dal 4,5 all’1,8%.Si impennano da 15 a 60 i contagi in Puglia dove nonostante il raddoppio dei tamponi anche il tasso di positività sale dallo 0,4 allo 0,8%.
Sono ormai quasi del tutto svuotate le terapie intensive italiane. Secondo il monitoraggio dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), aggiornato al 5 luglio, ormai solo il 2% dei posti letto complessivi è occupato da pazienti Covid. Ed è del 2% anche il tasso di occupazione dei posti letto da parte di persone contagiate dal Sars-Cov-2 nei reparti non di area critica, come Malattie infettive, Medicina interna e Pneumologia. A fine marzo, le terapie intensive Covid erano al 41% e i ricoveri al 44%. Da allora, grazie all'accelerazione della campagna vaccinale, è iniziata una continua discesa.
«Dobbiamo essere consapevoli che la pandemia ancora non è chiusa. Non è finita. Lo testimoniano anche i numeri di altri Paesi europei e del mondo che vedono i contagi risalire nonostante l'alto tasso di vaccinazioni. Quindi massima attenzione, massima cautela, massima prudenza e continuare questo lavoro imponente, la nostra campagna di vaccinazione, che è l'arma più importante che abbiamo per chiudere questa stagione». A dirlo il ministro della Salute Roberto Speranza, in occasione di un evento di Fortune Italia.
«Viviamo settimane molto delicate, direi cruciali, la lotta contro il Covid è stata la nostra priorità, naturalmente, in questo anno e mezzo così difficile. Abbiamo constatato come con l'evoluzione della campagna di vaccinazione c'è stata una riduzione fortissima sia del numero dei contagiati, che nel numero di occupazione dei posti letto in area medica e terapia intensiva». «Sono numeri importanti, che testimoniano quanto la campagna di vaccinazione sia stata davvero essenziale - ha continuato - l'Italia ha ampiamente superato le 54 milioni di dosi somministrate, abbiamo un ritmo che continua ad essere molto elevato. Oltre 500mila dosi somministrate ogni giorno. E dobbiamo insistere su questa strada». «Nel giro di poche settimane siamo passati da 3800 persone quasi in terapia intensiva a poco meno di 200. Oltre il 90% in meno. Abbiamo sfiorato le 30mila persone ricoverate e ora siamo sotto le 1500. Anche in questo caso siamo a circa 95% in meno - ha concluso – dobbiamo insistere perché la campagna di vaccinazione è il vero strumento essenziale che abbiamo per provare a metterci alle spalle questa stagione così difficile».
A dargli ragione è il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano. Il virus SarsCV2 sta mutando continuamente: le nuove varianti si stanno formando durante «tempeste di infezioni incontrollate» come quelle avvenute in Gran Bretagna, India e Perù, ed è in corso il cosiddetto «drift antigenico», una deriva del virus, afferma Broccolo, dovuta a continue mutazioni, come quella finora osservata nei virus dell'influenza, che ogni anno richiedono vaccini basati su una composizione diversa.
Le “tempeste infettive” causa di nuove varanti sono sempre dietro l’angolo dove non ci si vaccina. E solo l'1% della popolazione dei Paesi più poveri ha finora ricevuto il vaccino, ma per vaccinare con due dosi circa il 70% della popolazione mondiale servono 11 miliardi di dosi. Al ritmo attuale la maggior parte degli abitanti dei paesi poveri dovrà aspettare due anni per essere vaccinato, come indicano i dati pubblicati sui siti della rivista Nature e Our World in data (banca dati internazionale sulla vaccinazione Covid).
Finora il 24,4% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose di vaccino. La sfida ora è rendere disponibili i vaccini in tutto il mondo, non solo in quelli ricchi, che hanno ricevuto oltre l'80% delle dosi. Lo scorso mese i leader del G7 si sono impegnati a donare dosi extra ai paesi più poveri entro la fine del 2022, ma secondo la ricercatrice della Duke University, Andrea Taylor, è improbabile che con questi impegni arrivino piu vaccini ai paesi poveri piu velocemente e secondo le sue stime il mondo sarà vaccinato nel 2023. Il programma Covax si è impegnato a vaccinare 1/5 della popolazione di ciascun paese aderente, consegnando 2 miliardi di dosi entro la fine del 2021. Ha comprato 2,4 miliardi di dosi, ma allo scorso 2 luglio aveva spedito solo 95 milioni di dosi. Nel frattempo i casi di Covid stanno aumentando in Africa, che ha ricevuto solo 18,2 milioni di dosi dei 66 milioni promessi da Covax. L’Unione Africana intanto, con l'aiuto della Banca mondiale, si è assicurata 400 milioni di dosi del vaccino Johnson & Johnson e i singoli stati africani stanno negoziando con le aziende farmaceutiche altre dosi. Ma come rileva Taylor, «sono in fondo alla lista, perché non hanno lo stesso potere d'acquisto dei paesi ricchi». Come afferma Soumya Swaminathan dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), «abbiamo bisogno che i paesi donino 250 milioni di dosi per settembre». L'invito dell'Oms ai suoi stati membri è a sostenere lo sforzo di vaccinare almeno il 10% della popolazione di ogni paese per settembre, e almeno il 30% per dicembre. «Ma ciò accadrà solo se i paesi condividono immediatamente le loro dosi con Covax e le aziende danno la priorità agli ordini per Covax - conclude Swaminathan - Le dosi date ora possono avere molto piu impatto che se date tra 6 mesi».