Ferrara, altra “sceriffata” di Lodi: Vicesindaco interrogato per il video su Facebook
FERRARA. Scherza o fa finta di farlo: «È la prima volta che vengo in procura». È scortato da due avvocati, i suoi fedelissimi Carlo Bergamasco e Ciriaco Minichiello che lo assistono ormai da tempo per le sue “sceriffate” o le altre contese giudiziarie pendenti che lo vedono a momenti alterni indagato e vittima di reati. Però, non vuole spiegare ai cronisti che si imbattono per caso (in attesa di altro processo) con lui e la scorta legale nei corridoi il motivo della sua presenza in tribunale. Ma basta chiedere, poco dopo, per sapere (e lui stesso con il suo avvocato lo spiegherà a fine interrogatorio, vedi scheda a fianco).
VIOLAZIONE DEL SEGRETO
Il nuovo guaio giudiziario per Nicola Lodi, detto Naomo, nel ruolo di vicesindaco nonché assessore alla sicurezza, parla di violazione del segreto istruttorio perché il 17 ottobre di due anni fa pubblicò sul suo profilo Facebook (quello ufficiale di vicesindaco) il video di una rissa-aggressione avvenuta all’esterno del locale DVerso, di via Modena in cui si vedevano diversi uomini picchiare brutalmente due donne. Un locale – oggi chiuso – al centro ormai da anni di problemi di ordine pubblico, gestito nelle diverse fasi sempre da cittadini nigeriani e diventato negli anni uno dei ritrovi di ragazzi e ragazze nigeriani, spesso coinvolti in fatti criminali.
Il reato – o meglio l’ipotesi – che viene contestato a Naomo Lodi nel suo ruolo di pubblico ufficiale, è quello di aver preso la registrazione-video delle telecamere di sorveglianza del Comune di Ferrara (vedi fotogramma a fianco, con tanto di intestazione); di aver consegnato la registrazione alla Polizia, come suo obbligo giuridico, ravvisandone l’importanza di prova. Ma si sarebbe dovuto fermare qui: invece, la stessa registrazione di proprietà giuridica del Comune di Ferrara, e diventata una prova per la polizia giudiziaria e dunque coperta da segreto istruttorio perché in corso l’indagine, lui la pubblicò sul suo profilo Facebook istituzionale e comunque privato: il reato è questo. Aggravato dal fatto che la pubblicazione del video era stata decisa per una mera propaganda politica, non una presa di posizione istituzionale nel suo ruolo di amministratore. Ma, di fatto, di militante della Lega che pur rappresenta politicamente.
Del resto era lui stesso che commentava a corredo del video in cui si vedono scene cruente (il video è ancora oggi nel suo archivio e da lì è stato scaricato dalla Nuova) diversi uomini nigeriani picchiare brutalmente diverse donne, che poi denudate si vedono aggirarsi su via Modena: «quando vedo queste scene – commentava – mi sembra di essere a Lagos, e invece siamo a Ferrara: tutti questi anni di accoglienza sfrenata senza controlli, anni di percezioni, anni dove la precedente amministrazione ha deriso i suoi residenti, e questo è il risultato». Tra le righe, leggendo oggi il commento, si registra anche la sua “confessione”: «Queste sono le scene che abbiamo appena prelevato da una delle nostre telecamere di sicurezza».
USO IMPROPRIO
Penalmente rilevante è l’uso improprio che ne ha fatto. Come del resto già allora, dopo la pubblicazione del suo post, vennero sollevati dubbi sulla pubblicazione, in quanto si ribadisce il materiale in questione aveva validità di prova, era coperto dal segreto dell’indagine e non poteva esserne fatto un uso privato. Così come altre immagini, sempre dalle telecamere del Comune di sorveglianza, quelle installate in tutta la città e soprattutto prima periferia nell’ambito del piano di sicurezza urbano: in un altro video si vedono altre persone di colore, i gestori del locale, manomettere l’impianto esterno della luce, immagini anche queste con il marchio del Comune. E l’interrogatorio di ieri? Lapidario Lodi dopo il faccia a faccia con il pm Alberto Savino: «Ho dato le mie spiegazioni, nessun uso improprio privato di queste immagini». –
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