«No a classi pollaio»: firmano 60 docenti del Basso Mantovano
MANTOVA. Non ci stanno gli insegnanti ad accettare la sterile logica dei numeri, che porta alla chiusura delle scuole, e si oppongono alle conseguenti classi pollaio e all’istruzione da catena di montaggio.
Sessanta docenti del Basso Mantovano-Oltrepo’ hanno firmato una lettera-appello al provveditore, per protestare contro la paventata soppressione della prima classe dell’Istituto agrario professionale di San Benedetto, che condannerà l’intera scuola.
E protestare anche contro gli annunciati tagli di altre classi delle elementari a Quingentole, Felonica, Magnacavallo, Serravalle, Gonzaga. E così, dopo genitori e amministratori della zona, ora si alza il coro di no del corpo docente.
«Gli studenti iscritti sono pochi, troppo pochi per formare una classe prima all’Istituto Professionale Agrario di San Benedetto Po, sede staccata dell’istituto Strozzi di Palidano, 18 è il numero minimo consentito e voluto dal Dirigente dell’Ufficio Territoriale di Mantova, ne ha facoltà – premettono – Nessuna scuola dovrebbe chiudere mai. Perché? Perché lì vivono delle persone che vogliono essere formate e che formano, nel proprio territorio, con le proprie peculiarità culturali e professionali. Abbiamo visto nella sanità, cosa accade con l’accentramento e la soppressione della sanità territoriale: il caos, il cittadino (un numero!) lasciato solo, senza punti di riferimento chiari e praticabili».
«Vogliamo che accada anche nella scuola? – si chiede il nutrito gruppo di insegnanti – Come vogliamo che siano i cittadini del futuro? Dei soldatini costruiti in serie? È possibile se continuiamo a sacrificare le intelligenze divergenti, a non individuare talenti e specificità. Che persone saremo? Omologazione, noia, sopraffazione del più forte, del più ricco, del più furbo. E come possiamo formare ed essere formati individuando e potenziando ciò che di bello, di buono e di prezioso è in ognuno di noi, senza il necessario tempo e spazio che il formatore-docente dovrebbe avere e dare? Non certo con classi numerose».
Classi pollaio uguale a omologazione, è quanto sostengono gli insegnanti. «Io docente quando entro in classe tutte le mattine voglio vedere se Paolo si è tagliato i capelli o se Anna sta dimagrendo, voglio conoscerli, capire come posso motivarli al sacrificio e alla bellezza dello studio. Voglio che comprendano e facciano loro il diritto allo studio. Voglio tentare una formazione individualizzata, come il ministero mi indica e suggerisce, ma poi si ordina di cancellare una classe perché gli studenti sono troppo pochi. Si dice no alle classi pollaio e, quando c’è la possibilità di cambiare, davvero le istituzioni fanno un passo indietro».
In conclusione l’appello lanciato al provveditore: «Chiediamo di fare un passo avanti e di prendere in considerazione le specifiche realtà territoriali, anziché seguire direttive ormai anacronistiche e incoerenti».