Stato di diritto, libertà di stampa, deriva sovranista: il premier sloveno Janša sulla graticola del Parlamento europeo
BRUXELLES Uscire dall’emiciclo dell’Europarlamento con il solo sostegno del gruppo euroscettico dei conservatori e riformisti europei (Ecr), che riunisce anche i partiti di estrema destra e le parole di sostegno di Raffaele Fitto sono il segno più evidente di un altro fallimento della Presidenza slovena dell’Ue di fronte alle istituzioni europee.
Il primo, il premier conservatore della Slovenia Janez Janša lo aveva costruito a Brdo pri Kranju davanti alla Commissione Ue e alla sua presidente Ursula von der Leyen, il secondo lo ha suggellato oggi, martedì 6 luglio, a Strasburgo nel corso del suo intervento al Parlamento europeo.
Anche l’imbarazzato gruppo del Ppe di cui fa parte il partito di Janša (Sds) non ha lesinato critiche al primo ministro. Due soli temi hanno salvato Janša dal collasso totale, quello di un rapido allargamento dell’Unione europea nei Balcani occidentali e l’allargamento dell’Area Schengen. «Il nostro obiettivo è far rivivere la prospettiva europea che è stata data a Salonicco nel 2003 - ha affermato Janša a riguardo - se non saremo in grado di farlo, se non faremo un passo avanti, quei passi saranno presi da qualcun altro che ha interessi e valori diversi da quelli europei». Janša ha poi collegato il tema della migrazione alla necessità di una migliore sicurezza delle frontiere esterne dell’Ue.
Secondo il premier, «l'immigrazione illegale ha gravato pesantemente sul funzionamento dell'area Schengen, che è uno dei risultati più importanti del nostro processo di integrazione» e ha chiesto l'ammissione di Bulgaria, Romania e Croazia nell'area senza confini il più presto possibile. «Stiamo tenendo inutilmente Bulgaria, Romania e Croazia in sala d'attesa», ha precisato Janša.
Tutto il resto sono una serie di attacchi mirati e capitanati dal gruppo Socialisti e democratici (S&d) al suo malcelato sovranismo, alle amicizie sospette con Budapest e Varsavia, al rispetto dello stato di diritto e alla nomina dei magistrati sloveni all’Eppo, un organo indipendente che si occuperà di indagare, perseguire e portare a giudizio i reati contro gli interessi finanziari dell'Unione, dalla corruzione per l'assegnazione dei fondi alle gravi elusioni transfrontaliere dell'Iva e che sarà guidato dal procuratore capo la rumena Laura Codruta Kovesi.
E sullo stato di diritto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha voluto essere estremamente chiara con Janša. «Invito il governo sloveno a continuare l’importante lavoro sulla relazione sullo stato di diritto. Nelle prossime settimane presenteremo la seconda edizione dei nostri rapporti sullo stato di diritto. In queste relazioni esaminiamo la situazione in ciascuno Stato membro secondo gli stessi criteri. E attendo con impazienza le discussioni su questi rapporti». Così ha dichiarato nel suo intervento in plenaria durante la presentazione della presidenza slovena dell’Ue. «Perchè il nostro ultimo incontro con i leader ha dimostrato quanto siano centrali i valori e lo stato di diritto. E oggi, nel nostro dibattito al Consiglio europeo, discuteremo su come difendere al meglio i nostri valori e gli interessi finanziari dell’Ue», ha aggiunto.
Il Presidente dell’Europarlamento David Sassoli ha puntato invece il dito sulla libertà di stampa. «La libertà di informazione, di opinione, la possibilità per i nostri cittadini di essere informati in modo corretto e indipendente il Parlamento europeo lo chiede a tutti i suoi Stati membri», ha detto. «In questo momento in Slovenia ci sono delle questioni e ci auguriamo che tutto questo venga superato», ha concluso Sassoli. «Vorremmo sapere da lei se ha davvero intenzione di porre lo stato di diritto in cima all'agenda politica e se lei oggi ha ancora intenzione di seguire Ungheria e Polonia nella cosiddetta carta dei valori sovranisti» ha chiesto la pidiessina Simona Bonafè mentre il gruppo Renew ha proposto che l’erogazione del Ricovery Fund alla Slovenia sia congelato fino alla nomina dei procuratori europei da parte di Lubiana.