Ferriera, Fedriga va in pressing su Roma
TRIESTE. Il gruppo Arvedi ha presentato lunedì 5 luglio alla Regione la lista delle pratiche in ritardo nel percorso di riqualificazione della Ferriera e il presidente Massimiliano Fedriga si è impegnato a fare pressing su ministeri e Agenzia del Demanio, affinché vengano sbloccate le autorizzazioni ambientali ancora ferme e si trovi la quadra sul percorso di sdemanializzazione e permuta delle aree. L’ad di Acciaieria Arvedi Mario Caldonazzo si è confrontato ieri anche con il presidente dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino, da cui dipende la modifica del piano regolatore del porto per consentire l’edificazione dei volumi del nuovo laminatoio.
Dopo la lettera indirizzata a Fedriga nei giorni scorsi per denunciare la lentezza della burocrazia e il rischio per lo sviluppo del business plan da 330 milioni (di cui 50 coperti dal Mise), Caldonazzo ha fatto presente al governatore che il punto più delicato è quello della permuta dei terreni, perché oggi il laminatoio sorge su una superficie in concessione. L’Accordo di programma prevede uno scambio, che assegni definitivamente ad Arvedi i terreni del laminatoio (rendendo invece demaniali gli attuali terreni privati dell’area a caldo): la società la considera condizione indispensabile per edificare le nuove parti dell’impianto, che ospiterà linee aggiuntive di verniciatura e zincatura.
L’impresa ha inoltre evidenziato che dai ministeri competenti ancora non arriva la firma che autorizza la demolizione delle palazzine, dopo che le parti metalliche sono state tutte asportate e gli altoforni ridotti alle sole fondamenta. Al palo anche la Conferenza dei servizi che deve autorizzare la messa in sicurezza, ovvero la realizzazione dei piazzali in calcestruzzo che tomberanno i terreni inquinati.
«Siamo fermi», è stata la conclusione di Caldonazzo, che nel frattempo ha già fatto partire gli ordini per i nuovi impianti di laminatoio e centrale elettrica. L’ad ha sottolineato l’importanza del progetto e la sua valenza di modello nei processi di decarbonizzazione e produzione industriale a basso impatto, oltre che di riconversione di un impianto a zero esuberi. L’ad ha rivendicato la solidità del piano industriale e la serietà delle intenzioni di Arvedi, che ha scelto di rimanere a Trieste pur in presenza di un clima spesso ostile nei confronti dello stabilimento. Da qui la richiesta alla giunta di condurre un’opera di moral suasion sulle istituzioni centrali.
Gli ottimi rapporti di Fedriga con il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti sono noti e la Lega Fvg esprime inoltre la pordenonese Vannia Gava come sottosegretaria del ministero della Transizione ecologica. Dopo l’incontro, il presidente ha sottolineato che «l’impresa riconosce la celerità della Regione per quanto riguarda le nostre competenze. Siamo alleati delle imprese che vogliono investire e daremo una mano per quanto possibile, facendo un’opera di sensibilizzazione sugli organi competenti a livello nazionale. Le questioni principali sono legate al Demanio. La grande sfida del Pnrr per trasformare il paese sono le semplificazioni e le velocizzazioni dei processi: se avverrà, avremo una crescita strutturale».
Sulla questione lavorerà la sottosegretaria Gava, almeno per quanto riguarda la parte ambientale: «La Conferenza istruttoria per la messa in sicurezza dei terreni si è tenuta nei primi di maggio e i pareri degli enti sono tutti arrivati. Entro luglio dovrebbe arrivare la convocazione della Conferenza decisoria, dopo la valutazione della documentazione. Cerchiamo di fare le cose presto e bene». Rispetto alla firma mancante sull’autorizzazione a demolire, Gava ha precisato che «abbiamo trovato molte autorizzazioni ferme: se basta la firma del ministro la manderemo subito avanti. C’è tutto il supporto ad Arvedi e alla Regione per partire presto».