NOVELLARA. «È stata presentata la rogatoria internazionale di arresto ed estradizione dal Pakistan dei genitori di Saman Abbas. Ora attendiamo il successivo sviluppo».
È stato il colonnello Cristiano Desideri, comandante provinciale dei carabinieri, presente ieri mattina durante le ricerche, a dare l’annuncio ai cronisti accorsi nell’azienda agricola “Le Valli”.
L’iter, dunque, per la rogatoria è stato avviato dalla Procura reggiana che ha inoltrato la richiesta di internazionalizzazione del caso alla Procura generale della Repubblica, con sede a Roma, che a sua volta attiva il ministero della Giustizia, cui spetta la notifica della richiesta di estradizione alle autorità pakistane.
Si tratta di una complessa partita che coinvolge da una parte Interpol e Governo italiano e dall’altra Governo e polizia pakistani che, una volta ricevuto l’ordine di cattura, potrebbero collaborare, dandogli esecuzione, oppure ignorarlo.
Dagli elementi raccolti, emerge il coinvolgimento di tutto il clan Abbas – cioè sia la famiglia del padre che quella della madre – nell’uccisione di Saman Abbas. Il piano di assassinare Saman, infatti, sarebbe stato deciso da uno zio materno che vive in Pakistan, per mettere fine alla vergogna che la ragazza arrecava alla famiglia e per ripristinarne l’onore del clan, a causa del suo rifiuto ad accettare un matrimonio combinato, deciso dai parenti, con un cugino.
L’esecutore materiale dell’omicidio – per gli inquirenti avvenuto nelle campagne novellaresi – sarebbe lo zio paterno, Danish Hasnain, 33enne attualmente latitante (è ancora in Europa o ha trovato aiuti per ritornare se non in Pakistan in Paesi vicini?) che avrebbe strangolato Saman la notte del 30 aprile e ne avrebbe occultato il cadavere.
In questo quadro, appaiono evidenti le responsabilità di Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, i genitori della 18enne di cui non si hanno più notizie da ormai due mesi (sono partiti il primo maggio). Da chiarire la posizione dei due cugini che vivevano a Novellara: il primo, Ikram Ijaz (28 anni), fermato dalla polizia mentre era in fuga in Francia ed estradato in Italia alla fine di maggio, è stato sentito dagli inquirenti venerdì scorso e ha negato ogni coinvolgimento con la sparizione di Saman Abbas.
Rimane invece latitante (stesso discorso, si trova ancora in Europa o in zona-Pakistan?) l’altro cugino, cioè il 33enne Nomannulhaq Nomannulhaq.
Nel frattempo, nei prossimi giorni gli inquirenti dovrebbero ascoltare il fidanzato di Saman, il 21enne Sakib che abita in Lazio.
In alcune trasmissioni televisive ha reso noto dettagli inediti sugli ultimi mesi di vita di Saman che gli inquirenti vogliono mettere agli atti. Il ragazzo ha soprattutto dichiarato che i suoi parenti in patria hanno ricevuto minacce dagli Abbas, affinché interrompesse la relazione con Saman. Ed oltre che per sé, teme a questo punto anche per la vita dei familiari. —
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