L’impianto accusatorio ha retto e a parte qualche sconto di pena per una parte degli indagati, il resto ha rispecchiato quanto la Procura Antimafia aveva chiesto per 24 degli 84 imputati dell’inchiesta Taurus. Un’inchiesta che riguarda le ‘ndrine di Gioia Tauro che hanno messo radici al nord e in particolare nella zona del Veronese, ma con interessi anche nel Padovano, Trevigiano e Veneziano. Ieri sono arrivate le sentenze per coloro che avevano scelto i riti alternativi. L’ammontare delle pene supera il secolo di anni di carcere. Confermate le confische per oltre 3 milioni di euro e i risarcimenti alle parti civili, oltre mezzo milione di euro complessivo, tra le quali la Regione e la Cgil. L’8 novembre in aula andranno gli altri imputati che hanno preferito il dibattimento e che sono stati rinviati a giudizio dal gup Luca Marini.
Il merito, se questa inchiesta non è finita in un binario morto, va alla pm Patrizia Ciccarese e al suo collega Andrea Petroni. Hanno ripreso in mano il gran lavoro dei carabinieri del Ros che per anni giaceva in un cassetto della Dda. I due magistrati hanno dato un’accelerata, evitando che il tutto finisse in un nulla. Il maxi processo si è tenuto in aula bunker a Mestre, davanti al gup Luca Marini. Al centro dell’indagine dei carabinieri dei Ros, il radicamento ormai ventennale nel Veronese di esponenti delle ’ndrine calabresi della piana di Gioia Tauro, con affari che si sono spinti fino al Veneziano e al Trevigiano. “Taurus” ha inanellato 109 capi di imputazione, contestando a diverso titolo agli imputati tutta una serie di reati che caratterizzano la presenza delle mafie al Nord: dall’associazione di stampo mafioso (per otto imputati) all’usura e alle estorsioni (con tassi dal 300 a oltre il 600 per cento), minacce, rapina, ricettazione, riciclaggio, traffico d’armi e di stupefacenti.
Il traffico di droga lega a queste ‘ndrine il pregiudicato di Mira Gabriele Baldan, 55 anni, per il quale i pm avevano chiesto 8 anni di condanna. È stato condannato a 6 anni. Era accusato di aver comprato chili di cocaina dal trevigiano Simone Conte, 47enne di Mareno di Piave: per lui la richiesta della Dda era di 9 anni e 9 mesi. Anche per lui la condanna è stata di 6 anni. Baldan avrebbe acquistato 4 chili di cocaina a 39 mila euro al chilo in un’occasione, 5 in un’altra e altrettanti in una terza fornitura nel 2014. A rifornirli di droga – per l’accusa – Agostino Napoli che aveva trasformato il negozio di tabacchino a Sommacampagna in centro del traffico. L’accusa aveva chiesto per lui 16 anni e 4 mesi, la condanna è stata di 8 anni.
L’avvocato Fabio Pinelli, patrocinante della Regione, ha sottolineato: «La Regione ha diritto di essere risarcita in caso di delitti di stampo mafioso commessi nel proprio territorio. All’esito dell’udienza preliminare odierna (ieri, ndr), il giudice Luca Marini ha infatti confermato il principio di diritto secondo cui in caso di reati di matrice mafiosa è l’intera collettività locale a subirne le gravissime conseguenze, pregiudicando anche l’immagine dell’Ente, in questo caso la Regione, costantemente impegnata nel contrasto alla criminalità organizzata». —
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