Nell’auto 500 mila euro e finisce in carcere. Rilasciato dopo 4 mesi
foto da Quotidiani locali
GORIZIA Era diretto in Slovenia, attraverso il valico di Sant’Andrea. Ma proprio a ridosso del confine era stato fermato dalle pattuglie del Gico, il Gruppo investigativo della Guardia di finanza di Trieste, assieme alla Gdf e la sezione Operativa di Pronto Impiego della Compagnia di Gorizia. S’era affiancata anche la Squadra cinofili.
Un controllo del territorio finalizzato alla repressione dei traffici illeciti. E durante le verifiche nella vettura, una Mercedes, erano saltati fuori 500 mila euro. Denaro contante di vario taglio. Da qui l’arresto del giovane ungherese, M.N.M., di 25 anni, finito in carcere in via Barzellini. L’ipotesi di accusa a suo carico è quella di riciclaggio.
Era accaduto il 6 aprile, poco dopo le 23. Per il 25enne la misura cautelare restrittiva si è mantenuta fino allo scorso lunedì, quando il giudice per le indagini preliminari di Trieste, Luigi Dainotti, accogliendo la richiesta dei difensori, gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, ha disposto la revoca della custodia cautelare in carcere. Rimesso in libertà, dopo oltre quattro mesi di detenzione, il giovane è rientrato nel suo Paese d’origine.
Una vicenda complessa, che sottende ulteriori e più ampi aspetti investigativi, considerato che l’ungherese era stato fermato a Sant’Andrea sulla base di un’attività di indagine tra il Gico triestino e la Gdf isontina mediante la quale era stata individuata la Mercedes nell’ambito della consultazione dell’archivio del Ministero dell’Interno, Servizio centrale nazionale targhe e transiti-targhe accoppiate. Ciò a far presumere quindi un’operazione investigativa ad ampio raggio.
Quella sera la vettura era stata perquisita a fondo. Quando le Fiamme Gialle avevano ispezionato il vano portabagagli, dietro le paratie laterali era stato rinvenuto l’imponente quantitativo di denaro, diviso in 29 mazzette, confezionate nel cellophane. Mezzo milione di euro. Da qui, dunque, l’arresto in flagranza, in base all’articolo 648 bis del Codice penale, che recita: “Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita”.
Per il 25enne s’erano aperte le porte del carcere di Gorizia, arresto convalidato dal gip sulla scorta del pericolo di fuga e della reiterazione del reato. La difesa di allora si era avvalsa del Riesame ai fini della scarcerazione, richiesta che era stata rigettata, ma in virtù della sola reiterazione del reato, facendo decadere il pericolo di fuga. Era quindi seguito il ricorso in Cassazione, tuttora pendente.
Indagini coordinate dalla Procura di Gorizia, con il pubblico ministero Ilaria Iozzi. Gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua che nel frattempo hanno assunto la difesa, lo scorso 13 luglio davanti al gip Longobardi hanno presentato l’ulteriore richiesta di revoca della misura restrittiva in carcere, anche in questo caso rigettata. Il 20 luglio i difensori hanno proposto appello all’ordinanza di rigetto, rigetto che il 3 agosto, dopo una lunga discussione in Camera di Consiglio, è stato confermato dal presidente, dottor Antoni.
In questa fase è intervenuto il mutamento di competenza territoriale, con il trasferimento del fascicolo alla Procura di Trieste. Tutto è ripartito dal gip Luigi Dainotti, davanti al quale lunedì i difensori hanno avanzato la revoca della misura carceraria. E l’istanza è stata accolta, con la rimessione in libertà del 25enne ungherese. Gli avvocati Bevilacqua hanno osservato: «La custodia cautelare restrittiva deve avere una funzione limitata e specifica. Non può essere applicata a titolo preventivo. Ciò che importa ora è che abbiamo ottenuto l’importante risultato della liberazione del nostro assistito, dopo più di 4 mesi di carcere».