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Сентябрь
2021

Neri Marcorè a Mittelfest: «Canterò le donne della Divina Commedia»

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Neri Marcorè a Mittelfest: «Canterò le donne della Divina Commedia»

Al Convitto Paolo Diacono di Cividale lo spettacolo dedicato a Dante Alighieri. L’attore: «Quindici momenti per intrecciare memoria, racconto, emozione e invenzione» 

CIVIDALE. Francesca, Pia, Matelda, Piccarda, Didone, Cleopatra... sono 42 le donne di cui Dante parla nella Divina comnedia. E molte di queste, una quindicina, rivivranno domani, domenica 5, al Mittelfest di Cividale in una proposta che chiude la trentesima edizione del Festival cividalese e che si annuncia sicuramente gradevole. Ne è artefice principale Neri Marcoré, il popolarissimo interprete di tanti film, di trasmissioni e fiction tv di successo che nel raccontare Le divine donne di Dante, nelle doppie vesti di narratore e cantante, sarà accompagnato dall’Orchestra Arcangelo Corelli diretta da Jacopo Rivani, da Stefano Cabrera, al violoncello, da Domenico Mariorenzi alla chitarra e al pianoforte, da Simone Talone alle percussioni e dalle vocalist Flavia Barbacetto e Angelica Dettori.
Parole e musica, quindi, per una sorta di canzoniere con brani che si legano, per libera e divertita associazione ai temi e alle figure dantesche evocate. Per cui queste divine si specchiano nelle canzoni di De Gregori, Capossela, Sting, Fossati, Ligabue, i Beatles.

«Quindici momenti per intrecciare memoria, racconto, emozione e invenzione . Per ricostruire con brani da “Cardiologia” di De Gregori a “Vince chi molla” di Niccolò Fabi, passando per “Fields of Gold” di Sting un paesaggio umano denso di suggestioni e significati».

Come avete individuato questi brani?
«Alcune sinapsi venivano naturali, altri collegamenti erano più sorprendenti anche per me – ancora Neri Marcorè – Pensando a Francesca da Rimini, ho scelto “Il bacio sulla bocca” di Ivano Fossati, essendo il bacio la scintilla che fa nascere tutta la storia tra i due amanti. E aggiungendo la canzone di Ron, “Non abbiamo bisogno di parole”, si rende omaggio anche al silenzio di Paolo, che nel canto non prende mai la parola. Tra gli accostamenti imprevedibili c’è anche “L’odore del sesso” di Ligabue, collegata alla figura di Didone che tradisce la memoria del marito per l’amore irresistibile verso Enea. E la luminosità della cananea Raab nel IX canto del Paradiso ha richiamato la canzone della luce per eccellenza, cioè “Here Comes the Sun” dei Beatles. Un’altra analogia che mi piace è quella che si stabilisce tra “Enjoy the Silence” dei Depeche Mode e Pia de’Tolomei, sul godimento del silenzio.

Il risultato?
«Succede che magari si riscopra in questi profili una modernità che spesso viene sottaciuta perché relegati a schemi e spesso anche luoghi comuni».

Frutto anche di un certo modo sin troppo scolastico con cui si è studiato Dante e la sua Commedia?
«Quand’ero studente, infatti, Dante era un un semplice argomento di studio, e il suo un testo come tanti altri. È stato grazie a Vittorio Sermonti, alle sue letture e commenti, che ho cominciato ad approfondire e apprezzare la sua opera».

E adesso tocca a lei.
«Sì, ma io citerò alcune terzine del poema, non sarà una declamazione. Anche perché nello spettacolo c’è molta musica».

Ecco la musica, quanta parte ha avuto e ha nella sua vocazione artistica?
«Tanta, anche perché è stata la musica che mi ha spinto sulla strada della professione. E quello musicale è il settore che mi appassiona di più negli spettacoli dal vivo».

E produzioni teatrali come Un certo signor G, Beatles Submarine, Quello che non ho, o Due amici dopo cena (tra chiacchiere e canzoni) con il cantautore Edoardo De Angelis, (a Spilimbergo lo scorso anno per Folkest) e concerti di varia natura e formazioni diverse sono lì a dire di una passione mai sopita per la canzone italiana sulla scia della quale ben si inserisce questo Le divine, commissionato da Ravenna Festival con la co-produzione di Mittelfest e Macerata Opera Festival.

Una passione che nella sua straordinaria versatilità molto bene si sposa all’ironia e all’autoironia sempre sottese nelle sue interpretazioni...
«L’ironia ti consente di calmierare in alto e in basso qualsiasi tipo di risultato o emozione. Non sentirsi al centro del mondo è componente del mio modo di essere e che mi piace riconoscere negli altri».
 




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