Da tutta Italia in piazza per Gkn: a Firenze attese 18mila persone
FIRENZE. Uomini e donne contro caporali che voltano le spalle, e che non portano nemmeno i calzoni. Sono caporali invisibili. Non operai, ma uomini e donne che producevano semiassi e che oggi scendono in piazza per difendere il diritto al lavoro, patrimonio collettivo come la salute. Il virus non è il Covid ma un fondo d’investimento inglese che si chiama Melrose, senza volto, e che il 9 luglio, di prima mattina, subito dopo la fine del turno delle 6, ha inviato 422 mail di licenziamento ai lavoratori della Gkn Driveline di Campi Bisenzio (e a 80 dell’indotto) mega fabbrica del settore dell’automobile, fino al 1994 di proprietà Fiat.
Da allora 70 giorni di lotta, con l’occupazione dello stabilimento. E oggi il corteo nazionale a Firenze, alle 15 il concentramento alla Fortezza da Basso, dove sono attese 18mila persone. «Non vogliamo solidarietà, insorgiamo per cambiare il Paese, le leggi, i rapporti di forza tra lavoratori e industriali – dice Dario Salvetti, coordinatore del collettivo Gkn – chiediamo la sospensione delle procedure in atto per cessazione di attività. Chiunque sarà in piazza magari ha problemi più grossi di noi, penso alle finte partite Iva, al precariato, ai contratti a termine, ai Co. co. co, al cottimo. C’è un intero Paese che è precario».
Messaggi diretti alla politica, al mondo sindacale, a Confindustria. Messaggi che questo pomeriggio arrivano al rullo di tamburi e al grido di slogan, sventolando striscioni e bandiere, con la forza del punk resistente suonato dalla Brigata Valibona, il gruppo operaio tra le voci della battaglia. È lotta dura per un nuovo modo di rivendicare i diritti che profuma di storia. Popolare e proletario. Gkn come Alitalia, Whirlpool, Sematic di Bergamo. Come decine di altre aziende in serrata. Come l’Ilva di Taranto. «Basta ricatti. Insorgiamo», c’è scritto sul muro di un palazzo popolare della città pugliese. Firenze diventa simbolo della mobilitazione. Gkn non è una vertenza, ma ispira una piattaforma di espressione.
Per cambiare le cose. Intanto per contrastare le delocalizzazioni. «La proposta di legge Todde-Orlando prevede una multa del 2 per cento sul fatturato delle multinazionali, è un’inezia – sostiene Daniele Calosi, segretario Fiom Cgil Prato-Firenze – il collettivo Gkn ha già fatto più di loro, scrivendo una legge con degli esperti. Chiediamo stop alle chiusure finché non siano stati ricollocati i lavoratori e la cessione delle imprese per assicurarne la continuità. Il comportamento di Melrose è antisindacale: aspettiamo in questi giorni la sentenza del giudice del lavoro sul nostro esposto».
Fiom e Cgil saranno in corteo (ritrovo in piazza Indipendenza alle 14,30), per «il ritiro dei licenziamenti e il riavvio dello stabilimento, per norme stringenti contro le delocalizzazioni, per un forte intervento pubblico per risolvere le crisi e rilanciare il sistema manifatturiero». «Riprendiamoci le piazze unificando le crisi in una vertenza generale per il lavoro», sottolinea la segretaria della Cgil Toscana Dalida Angelini.
Una decina tra giuslavoristi e universitari ha risposto all’appello del collettivo Gkn e ha scritto una serie di emendamenti alla bozza di decreto anti delocalizzazioni. «I punti della nostra proposta – spiega l’avvocato Danilo Conte, che fa parte del gruppo – salvaguardano tutti l’occupazione e la produzione. Ci sono una serie di obblighi per le aziende e nessuna sanzione. Per esempio, il congruo preavviso prima di una chiusura, l’obbligo di proporre una soluzione alternativa, come la riconversione, o la vendita per assicurare la continuità produttiva. Aspettiamo che un parlamentare si faccia carico di presentare gli emendamenti». Lunedì a Roma si terrà un incontro sulla vertenza Gkn, due giorni prima della scadenza della procedura di licenziamento. Sul tavolo il calpestato diritto al lavoro e la responsabilità sociale d’impresa.
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