Addio al professor Calligaro, fu preside della facoltà di Medicina
Pavia, aveva 78 anni. Pioniere della microscopia elettronica, era docente di Istologia. Lascia la moglie e due figli
PAVIA. Se n’è andato all’improvviso, a 78 anni. Alberto Calligaro, professore di Istologia all’Università di Pavia ed ex preside della facoltà di Medicina e Chirurgia, è morto venerdì mattina nella sua abitazione, a due passi dall’Ateneo. Una scomparsa improvvisa, che ha lasciato affranto l’intero mondo accademico. Calligaro lascia la moglie Novella Gazic, ex insegnante, e i figli Alessandro, psichiatra, e Francesca, psicologa. Ora la salma si trova nella camera ardente del cimitero di Pavia. I funerali si celebreranno in forma privata a Soiano del Lago (Brescia).
Gli esordi: da Milano a Pavia
Calligaro, laureato in Fisica, a Pavia era arrivato negli anni ’70. Si era trasferito per motivi di studio e lavoro: era uno dei pionieri della microscopia elettronica in Italia. «Specialmente allora era una metodologia che andava per la maggiore – spiega un suo allievo, il professor Andrea Casasco –. Perchè stiamo parlando di anni particolari: era il momento delle grandi scoperte».
Preside e ricercatore
Poi Calligaro è approdato a Medicina, facoltà che l’ha avuto come preside (nelle elezioni del 2004 battè il suo rivale principale, il professor Giorgio Rondini). «Pur essendo laureato in fisica ciò è stato possibile perchè, per insegnare ai corsi di Medicina, non è necessario avere una laurea ad hoc – precisano gli altri docenti –. Ogni professore ordinario di una disciplina può diventare preside della facoltà di Medicina». Cosa che è avvenuta per Calligaro, che nel frattempo ha insegnato, nella veste di professore ordinario, approdando prima ad Anatomia e trasferendosi subito dopo all’unità di Istologia ed Embriologia del Dipartimento di Sanità pubblica, Medicina sperimentale e Forense, dove faceva ricerca.
L’attività scientifica
La sua attività scientifica, sviluppata attraverso ricerche su cellule staminali e di ingegneria dei tessuti e di organi, era rivolta allo studio della proliferazione e del differenziamento cellulare in tessuti naturali e in condizioni sperimentali, anche ingegnerizzati, con orientamento alla ricerca traslazionale e alla medicina rigenerativa.
In particolare il professore si è occupato dello studio di modelli ingegnerizzati di cute, mucose e tessuti scheletrici, e delle modificazioni di cellule e tessuti indotte da trattamenti sperimentali con sostanze, laser e campi elettromagnetici. In questi ambiti svolge attività di consulenza scientifica.
«Ho lavorato con Alberto per 35 anni – racconta Casasco –. Dieci anni fa era andato in pensione, ma avevamo convenuto che avrebbe potuto venire comunque in clinica. Cosa che ha fatto sino alla fine, con una passione unica: stava al microscopio per ore a guardare i preparati». «Ha trasmesso la sua passione a tutti, anche attraverso la didattica, suo grande talento – conclude –. Alberto è stato un esempio di onestà e umanità».