Autista morto per aver respirato eternit dalle tute degli operai, Enel condannata
POMARANCE. Autista di autobus di linea in Valdicecina per 30 anni è morto di mesotelioma pleurico nel 2009 all’età di 67 anni. Un decesso riconosciuto come professionale che, nei giorni scorsi, ha portato alla sentenza del giudice del tribunale di Pisa, sezione Lavoro, Franco Piragine: condanna per Enel e risarcimento danni da 800mila euro in favore degli eredi di Danilo Fedeli, la moglie Carmelina e i due figli Barbara e Simone, residenti a Pomarance.
Barbara ha raccontato che il padre «ha guidato pullman in Valdcicecina per più di 30 anni venendo anche a contatto con i lavoratori delle fabbriche che, ignari, salivano e scendevano dai mezzi senza togliersi la tuta intrisa da amianto». I familiari di Fedeli si sono affidati all’Osservatorio nazionale amianto (Ona) Valdicecina e, per la tutela legale all’avvocato Ezio Bonanni, presidente nazionale di Ona, e all’avvocato Massimiliano Deiana. «Il tribunale ha accertato la responsabilità di Enel per l’insorgenza della neoplasia e il conseguente decesso, liquidando in favore degli eredi un importo complessivo di circa 800mila euro, oltre interessi e rivalutazioni», dicono dall’osservatorio.
Da un passaggio della sentenza di condanna emerge la testimonianza di un teste che ha raccontato che «i materiali contenenti amianto come coppelle, fibretta e cemento, ci venivano forniti da Enel». E ancora: «Non c’era una mensa ma consumavamo il cibo che portavamo da casa, talvolta mangiavamo sopra le coppelle». Secondo un’altra testimonianza, agli operai non venivano fornite mascherine, «né altre protezioni dalla polvere». Del dramma vissuto da Fedeli ha parlato un amico: «Praticavamo molti sport insieme come bicicletta, caccia oltre a un gruppo di canto. Franco, da quando fu informato del mesotelioma, cadde in una profonda depressione. Si chiuse in casa e smise di partecipare a tutte le attività. La sua preoccupazione maggiore era di aver fatto sì che anche i familiari contraessero il mesotelioma per il fatto che lui tornasse sempre a casa con la tuta impolverata di amianto».
«Dopo una lunga battaglia giudiziaria, a 12 anni dalla morte, finalmente giustizia per la famiglia Fedeli con la condanna della società. Molto rimane ancora da fare in Val di Cecina e tutte le province limitrofe per la tutela anche delle altre vittime –dice Bonanni – Il 2022 inizierà con un’assemblea dell’Osservatorio nazionale amianto insieme alla popolazione, colpita da una vera e propria epidemia di patologie asbesto correlate dovute all’inquinamento».
La società Enel, dal canto suo, precisa che «in relazione alla decisione del Tribunale di Pisa sul giudizio risarcitorio promosso dagli eredi di un lavoratore, che ha inizialmente prestato attività per alcune imprese appaltatrici di Enel nell’area geotermica di Larderello e, successivamente, per un’azienda del trasporto pubblico locale, la richiesta iniziale di danni è stata notevolmente ridimensionata e che procederà comunque ad impugnare la sentenza».
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