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Декабрь
2021

A Prato pochi giudici e cancellieri. Il processo? Ripassi nel 2025

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PRATO. Quando lo scorso 1° dicembre è arrivata la notizia che 27 tra sindacalisti, simpatizzanti e operai della Texprint sarebbero stati processati per violenza privata, con la prima udienza fissata per 3 marzo 2025, si era pensato a un errore di data o a un caso limite. Nessuna delle due: la fissazione di un processo dopo tre anni e quattro mesi purtroppo non è un caso isolato nel Tribunale di Prato (e probabilmente in altri tribunali sparsi per l’Italia). Si tratta di un “ingorgo” di processi che riguarda soprattutto le citazioni dirette a giudizio, quelle che non passano dal vaglio del giudice dell’udienza preliminare. E che, secondo Francesco Gratteri, presidente del Tribunale, è provocato dall’enorme mole dei fascicoli che arrivano (o tentano di arrivare) davanti al giudice.

«Arriva una quantità spaventosa, abnorme, di citazioni dirette a giudizio – spiega il presidente Gratteri – e i giudici sono pochi. Non solo: sono pochi anche gli assistenti di udienza, tanto che attualmente ogni giudice non riesce a fare più di quattro udienze al mese. Il risultato è che i processi non si riesce più a governarli».

In realtà a settembre sono arrivati altri due giudici del dibattimento, che portano il totale a sei. Ogni anno, calcola Gratteri, arrivano un migliaio di citazioni dirette a giudizio e potenzialmente se ne possono smaltire fino a 2.000, ma il problema è che si sono accumulate nel recente passato, quando i giudici erano quattro, e anche negli anni precedenti.

E poi c’è un sistema che non garantisce la presa in carico in tempi ragionevoli dei processi più importanti. Quando i fascicoli vengono inseriti nel sistema informatico, un algoritmo assegna automaticamente la data della prima udienza, in base alle disponibilità dei giudici e senza alcun criterio di priorità. Dunque viene trattato alla stessa maniera, spiega sempre il presidente Gratteri, il furto di una bicicletta o il furto milionario nel caveau di una banca. Il criterio di priorità scatta eventualmente solo alla prima udienza, quando però, come si vede in questi giorni, possono essere passati anche più di tre anni dalla citazione diretta a giudizio.

«Spesso i riferimenti normativi non bastano – osserva Gratteri – Stiamo cercando un sistema per correggere queste distorsioni».

Al momento gli unici contenti sono gli imputati che sanno di essere colpevoli. Tutti gli altri, dagli imputati innocenti alle parti lese, sono costretti ad aspettare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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