Добавить новость
ru24.net
World News in Italian
Декабрь
2021

“Il piccolo Marat”, Livorno celebra l’opera rivoluzionaria di Pietro Mascagni

0

Livorno rende omaggio al compositore Pietro Mascagni festeggiando il centenario dell’opera “Il piccolo Marat” che andò in scena per la prima volta al teatro Costanzi di Roma il 2 maggio del 1921, lo stesso teatro che aveva accolto trionfalmente trent’anni prima “Cavalleria rusticana”. Ora il teatro Goldoni presenta un nuovo allestimento stasera, venerdì 10 dicembre, (ore 20,30) con replica domenica 12 (ore 16) con la regia di Sarah Schinasi e l’Orchestra della Toscana diretta da Mario Menicagli. Biglietteria aperta il martedì e giovedì ore 10/13 e il mercoledì, venerdì e sabato ore 16.30/19.30 Tel. 0586 204290. La vendita dei biglietti è anche On Line su www.goldoniteatro.itwww.ticketone.it

LA STORIA DELL'OPERA

Martedì 7 – il giorno in cui nacque Mascagni è lo stesso in cui la Scala ha aperto la stagione, quest’anno con il “Macbeth” di Verdi – c’è stato il concerto “Buon compleanno Mascagni” con brani dal “Piccolo Marat” e pagine sinfoniche dalle altre opere. Con un presentatore d’eccezione: Alessandro Cecchi Paone. “Il piccolo Marat” ambientata ai tempi del Terrore seguito alla Rivoluzione Francese, ha avuto uno strano destino: al debutto andò benissimo e per tanto tempo fu rappresentata nei maggiori teatri, negli anni ’20 si potevano contare fino a 90 produzione del titolo, ed ebbe ancora fortuna fino agli anni Sessanta, poi scomparve dai palcoscenici. A Livorno si ricordano solo due edizioni recenti: nel 1979 e nel 1989.

IL CORO DEL GOLDONI

Non è un’opera facile da mettere in scena perché richiede molti mezzi e grandi voci. Ci vogliono un coro imponente e un’orchestra di tanti elementi: in questo caso debutta il Coro del Teatro Goldoni. Tredici i cantanti per 18 personaggi, tra gli interpreti il basso Andrea Silvestrelli, il tenore Samuele Simoncini, il baritono Alberto Mastromarino, i soprani Valentina Boi e Silvia Pantani, il baritono Stefano Marchisio. Un’opera fuori dai cartelloni dunque, sconosciuta oggi per il pubblico più vasto, ma questa riproposta livornese è molto attesa dagli appassionati d’opera. Anche perché il progetto del Goldoni è nato con l’idea non tanto di portare a casa un omaggio doveroso all’illustre concittadino, ma di realizzare uno spettacolo di livello.

LA REGIA DI SCHINASI

La scelta di Sarah Schinasi come regista conferma questa intenzione. Figlia del pittore Daniel Schinasi, nata a Cecina ma cresciuta tra Parigi e Nizza, oggi vive a Madrid e lavora per teatri di tutto il mondo, dall’Opera di Montecarlo alla Fenice di Venezia, dal Metropolitan di New York al Teatro Nazionale di Nizza. Un’esperienza internazionale che darà i suoi frutti sul palcoscenico livornese in cui ha voluto, insieme allo scenografo William Orlandi, un gigantesco ponte. Non è nuova ai temi della Rivoluzione Francese in musica, avendo allestito anche “Andrea Chenier” di Giordano. «E’ la prima volta che lavoro in un Teatro di Tradizione italiano – dice – e devo dire che al Goldoni ho trovato una straordinarie équipe, tutti bravissimi, dai tecnici alla sartoria. E’ un progetto coraggioso e solo grazie alla grande dedizione di tutti i lavoratori del teatro potremo realizzare uno spettacolo importante. In Italia, diversamente da quello che succede altrove, gli aiuti alla cultura musicale sono troppo pochi. Fortunatamente abbiamo ancora delle maestranze di alto livello che tutto il mondo ci invidia. Qui a Livorno, dove stiamo mettendo in piedi una produzione che altrove costerebbe cinque volte tanto, vogliamo dimostrare che anche la provincia è in grado di fare uno spettacolo che provinciale non è».

Perché ha detto sì al “Piccolo Marat”? Per tornare a casa?

«A Livorno sono sepolti i miei, qui ho studiato all’istituto Mascagni, ma non è tutto. Quando ho aperto lo spartito ho capito che mi interessava. All’inizio c’è un coro a cappella, senza musica. Immaginavo nel buio della notte queste voci di chi è morto o sta per morire, un momento di alta poesia ma anche di tragedia. Forse la Rivoluzione Francese è nel mio destino: prima della pandemia ho fatto “Andrea Chenier” dopo la pandemia “Il piccolo Marat”».

Un’opera che racconta avvenimenti reali, molto crudi…

«Per il suo libretto Giovacchino Forzano trovò ispirazione nel libro “Les Noyades de Nantes” di George Lenotre che raccontava gli annegamenti nelle acque della Loira a cui venivano sottoposti gli insorti della Vandea. Era un’opera di depopolamento e l’ordine arrivava dal commissario Jean Baptiste Carrier, l’Orco che è tra i protagonisti dell’opera di Mascagni. Nelle prigioni di Nantes c’erano anche bambini, denutriti, deboli. C’era chi andava a salvarne qualcuno: portava con sé quelli che riuscivano ad alzarsi, gli altri erano perduti, già mezzi morti. E’ quello che nell’opera fa il personaggio del carpentiere. Un tempo quest’opera veniva bollata come reazionaria perché raccontava i mali della Rivoluzione, ma non è vero perché sono presenti tutte le classi sociali».

Cosa significa quel grande ponte che riempie la scena?

«Nantes è una città di ponti, come Livorno. Ho pensato al ponte come simbolo ma anche come mezzo di passaggio: dei due innamorati protagonisti che fuggono e riescono a salvarsi, dell’Orco che arriva con tutta la sua imponenza, ma anche di tutto il popolo che non può salire. Un passaggio tra la libertà e la prigionia, tra la vita e la morte. I personaggi si trovano tutti nelle stesse difficoltà perché muoiono di fame, fuggono. Ma uno deve continuare a credere in se stesso nonostante tutto: questo vorrei che l’opera trasmettesse».




Moscow.media
Частные объявления сегодня





Rss.plus




Спорт в России и мире

Новости спорта


Новости тенниса
ATP

Андрей Рублёв сохранит место в топ-10 рейтинга ATP после вылета Шелтона в полуфинале АО






Суд Москвы: блокчейн-игра Age of Mars нарушает защиту данных россиян

Чиновники будут в соседней камере? В Мытищах задержали таджичку, которой местная администрация подарила квартиру

Минстрой изменит порядок оплаты отопления

Премьера "Щастье!" в Москве: театр Моссовета готовит уникальную постановку