Ostellato. Sciopero di otto ore alla Fox Bompani: «L’azienda investa e non violi i patti»
OSTELLATO. Otto ore di sciopero ieri alla Fox Bompani di Ostellato. Mobilitazione indetta dalla Fiom-Cgil, su una vertenza aperta da tempo e con ancora diversi nodi da sciogliere: un recente incontro con i vertici aziendali non ha soddisfatto sindacalisti e lavoratori della fabbrica che produce cucine, col mercato in gran parte all’estero e parte delle lavorazioni fatte per conto di altri marchi del settore. I dipendenti sono attualmente 130. Nonostante lo sciopero, non è stato impedito l’entrata in fabbrica degli automezzi pesanti.
I problemi
A fare la cronistoria della vicenda è Giovani Verla, segretario generale della Fiom ferrarese: «Il 29 dicembre 2020, dopo aver respinto alcuni ricatti aziendali in tema di sanzioni, fu siglato un accordo istituzionale che ne prevedeva il ritiro, oltre a riorganizzare il lavoro con un patto che sarebbe stato reso definitivo nel giugno 2021. Ma sono sorti altri problemi a settembre, e in un anno sono cambiati tre responsabili del personale, sette dal 2015. Si chiede che si produca di più, ma la tecnologia è ferma in gran parte, esclusa la smerigliatura, al 1987: per capirci, ogni cucina è costruita a mano dai lavoratori».
Verla denuncia «la violazione dell’accordo da parte dell’azienda, che vuole superare i suoi vincoli. Un incontro dello scorso 24 novembre a Modena (sede della proprietà; ndr) non ha portato a risultati positivi».
Il sindacato vorrebbe siglare un vero accordo quadro, ma c’è di più, «sono già tre anni che l’azienda non versa più ai lavoratori i fondi della previdenza complementare: centinaia di euro che spettano agli operai», dice il segretario Fiom, secondo cui «mai si è vista in ambito regionale un’impresa che si comporta così, mentre noi operiamo nel rispetto degli accordi presi e siamo sempre stati disponibili».
«Situazione grottesca»
Sono previste altre iniziative, se le cose non dovessero cambiare. Dai lavoratori arriva una richiesta: «Occorre ricostruire un sistema di relazioni sindacali, ma è difficile avere interlocutori sul posto di lavoro se si cambiano così tanti responsabili delle risorse umane. Ci aspettavamo cose concrete dopo l’accordo, ma siamo in una nuova situazione grottesca. Pure nella grande crisi del 1985-’86, quando uscirono dalla fabbrica ben 190 lavoratori, non ci siamo mai tirati indietro per discutere e collaborare sulla produzione. Si vuole produrre di più? Occorrono nuovi investimenti tecnologici, non sfruttare oltre il singolo operaio. Non c’è nessun piano industriale anche se i titolari parlano d’impegno sul territorio e fanno belle interviste sul Sole24Ore: per questo abbiamo riaperto la vertenza».
Franco Corli
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