Mantova, non ci fu violenza sull’operaia: assolto l’ex caporeparto Bustaffa
BAGNOLO SAN VITO. È stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste Dante Spagnoli, 42 anni, caporeparto all’ex Bustaffa, accusato da un’operaia di maltrattamenti e violenza sessuale.
Il processo, di fronte al collegio di giudici Busato-Comunale-Bizzarro, si è concluso il 9 dicembre dopo tre anni di dibattimento e una lunga sfilata di testi chiamati in aula dalla difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Michele Binelli e Pietro Manfredi, e dalla parte civile che ha assistito la vittima, l’avvocato Andrea Pongiluppi.
Lei, l’operaia di origine marocchina, accusava il caporeparto di averla schiavizzata, molestata e perseguitata per tre anni; reati pesantissimi come violenza sessuale, anche di gruppo. La donna aveva infatti dichiarato di essere stata costretta, stordita dalla droga, ad avere rapporti con due uomini in contemporanea, sempre sotto la minaccia del licenziamento, se non avesse assecondato i desideri di lui.
L’ex responsabile del reparto di confezionamento della Bustaffa ha sempre negato tutto, sostenendo che tra loro c’era una relazione, del tutto consensuale, durata almeno quattro anni, con cene e pranzi a tu per tu, incontri a casa di lei e perfino il regalo di un’esibizione di danza del ventre.
I due fronti, difesa e accusa, si sono scontrati lungo tutto il processo proprio su questo punto, il tipo di relazione instaurata tra i due.
Il 9 dicembre la parte civile ha chiamato in aula la sorella della donna, che tra l’altro ha lavorato nello stesso stabilimento, la quale ha confermato le accuse, raccontando della disperazione della sorella che veniva continuamente minacciata e molestata. Di contro, la difesa ha invitato a testimoniare un vicino di casa della donna, che ha raccontato di aver visto Spagnoli andare a trovare a casa la ragazza e intrattenersi con lei per la serata. Così pure altri collaboratori chiamati in aula.
Anche nell’arringa finale la difesa ha puntato proprio a dimostrare questo: che tra i due c’era una storia d’amore e non un rapporto di vessazione tra superiore e dipendente.
Alla fine del dibattimento, il pubblico ministero Paola Reggiani ha chiesto la condanna dell’imputato a tre anni e otto mesi di reclusione. Il collegio dei giudici invece ha assolto Spagnoli perché il fatto non sussiste.