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Декабрь
2021

Mantova Jazz, l’omaggio di Negri e Guiducci a Jimmy Giuffre

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MANTOVA. C’è una storia tra il clarinettista Jimmy Giuffre e il jazz mantovano. Non solo per un suo indimenticabile concerto di quasi trent’anni fa al Teatro Bibiena, ma per tutta l’ammirazione che il polistrumentista texano, figlio di immigrati siciliani di Termini Imerese, seppe conquistare nel secondo dopoguerra presso i giovani “hipsters” mantovani che, affamati di novità, fiutarono anche nei suoi dischi i suoni che avrebbero poi voluto catturare con uno strumento in mano. Il nome di Jimmy Giuffre veniva, nei racconti di questi pionieri, pronunciato con particolare rispetto.

Uno di loro, Giorgio Dall’Aglio, scrisse addirittura un’appassionata biografia, rimasta purtroppo non pubblicata. Intrattenne persino una corrispondenza con Juanita Odjenar, moglie di George Russell e poi dello stesso Giuffre. Si spinse a raccogliere materiali per un paio di dettagliati capitoli su due dei luoghi delle esplorazioni musicali del maestro: la scuola estiva di jazz sulle fresche montagne di Lenox, Massachusetts, e il club californiano Lighthouse di Hermosa Beach.

Nonostante questo spostarsi da costa a costa, così ben mappato da Giorgio Dall’Aglio, la poesia di Giuffre, che aveva debuttato cesellando le levigate superfici sonore dell’orchestra di Woody Herman, trovò un centro gravitazionale sempre più fermo nella ricerca delle radici sonore di un’America considerata indivisa e comunicante: dallo swing contagioso di Gotta Dance! al folk e al blues di The Train and The River, dalle composizioni di largo respiro come la Western Suite fino alle grandi canzoni di Broadway come Traveling Light (e forse il “viaggiare leggeri” è la sintesi migliore delle sue scelte di suono e di organico).

Tutto, nella musica di Giuffre, sembrava rappresentare un’America sospesa, pastorale ma per nulla oleografica. Il formato d’elezione per questo jazz così originalmente concepito, fu il trio. Quello degli anni Cinquanta con il sublime chitarrista Jim Hall, che aprì la strada alle future contaminazioni “midwestern” di Gary Burton, Pat Metheny e Bill Frisell, e quello degli anni Sessanta e oltre, con l’altrettanto sublime pianista Paul Bley, più aperto all’avanguardia.

Ma è al primo trio, a volte ampliato a quartetto con l’aggiunta di una batteria, che hanno guardato Mauro Negri e Simone Guiducci, i formidabili maestri dei corsi di jazz del Conservatorio Lucio Campiani, per Gotta Dance! To Jimmy Giuffre, l’intenso ed intelligente omaggio che Mantova Jazz renderà l’11 dicembre all’immenso maestro italo-americano nel centenario della nascita (ore 21, Auditorium Lucio Campiani di Via Conciliazione, biglietto 10 euro, acquistabile su Vivaticket e direttamente la sera del concerto dalle ore 18.30).

Negri e Guiducci, la cui collaborazione dura dai primi anni Novanta del prezioso Trapezomantilo Project, sono due tra le più mature ed originali voci strumentali del jazz italiano e sarà interessante sentire con quale autonomia di linguaggio renderanno omaggio alle poetiche del clarinetto di Jimmy Giuffre e della chitarra di Jim Hall. Accanto a loro due giovani e bravissimi musicisti: il contrabbassista Martino De Franceschi e il batterista Federico Negri.

Mn Jazz, Festival Roberto Chiozzini (mantovajazz.it), è organizzato da Arci Mantova e Circolo del Jazz Roberto Chiozzini, in collaborazione con Comune di Mantova e Conservatorio Lucio Campiani. Altre informazioni: info@mantovajazz.it 348 0072215.




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