Covid, quando verrà raggiunto il picco dei contagi in Friuli Venezia Giulia? Le previsioni per le prossime settimane, esclusa la zona arancione
UDINE. «Più un altopiano che un picco». Fabio Barbone, responsabile regionale della Task force anti Covid, legge il saliscendi della curva della pandemia, un trend diverso da quello delle precedenti ondate. Ma non modifica le sue previsioni: i modelli, spiega, «continuano a escludere la zona arancione».
Il 30 ottobre i contagi erano raddoppiati rispetto alla settimana precedente. Un +100% che è poco a poco diminuito fino all’inversione dello scorso 2 dicembre (-2,9%). Dopo altri due giorni con il segno “meno”, la curva è però tornata a salire e pure ieri si è registrato un incremento del 12,4% nel confronto tra i positivi del periodo 3-9 dicembre (4.531) e quelli del 26 novembre-2 dicembre (4.031). «L’andamento delle infezioni è altalenante – commenta ancora Barbone –, specialmente in provincia di Pordenone, come effetto della diffusione del contagio in Veneto, e a Trieste, dove i fattori sono più complessi».
Il riferimento è a un insieme di cause già emerse: tra assembramenti No vax, adesione ridotta alla campagna vaccinale, età elevata della popolazione, riduzione della copertura vaccinale a sei mesi dalla seconda dose, l’area triestina conferma i numeri più alti d’Italia (pure ieri ben 307 dei 673 positivi di giornata).
La previsione rimane in ogni caso quella di un picco tra la giornata di oggi e quella del 15 dicembre. Fermo restando che tutto dipenderà da comportamenti individuali e vaccinazione. «Se non vedremo una chiara discesa post-plateau – avverte l’epidemiologo –, attesa anche a seguito degli effetti delle disposizioni di legge e della copertura con terza dose, a causa dell’alta circolazione virale rimarremo a rischio di ripresa dei contagi e delle successive conseguenze anche ospedaliere che potrebbero essere innescate da mobilità natalizia e diffusione di varianti».
Conseguenze che, per adesso, sembrano invece non farsi sentire sugli ospedali. Nel bollettino della Regione si informa della diminuzione sia dei pazienti nelle terapie intensive (25, -2), sia di quelli dei reparti ordinari (297, -3). Tradotti in tassi di occupazione, si tratta del 14,3% per i malati gravi e del 23,3% per i meno gravi. Dati lontani dai tetti che, se sforati, porterebbero all’arancione (20% e 30%), ma sempre sopra le soglie (10% e 15%) che impongono il giallo. Come del resto emerge dal consueto report della cabina di regia nazionale che fotografa i ricoveri, evidenzia un Rt in calo (da 1,09 a 1,06), come pure i nuovi focolai (da 726 a a 721), mentre aumentano i focolai attivi (da 1.625 a 1.919).
Il +673 di giornata è la somma tra i 633 casi emersi da tampone molecolare (con un’incidenza del 12,2%) e i 40 da test rapido antigenico (0,6%). Negli ultimi sette giorni l’incidenza dei positivi Fvg è pari a 378 ogni 100.000 abitanti, con Trieste a 726, Gorizia a 327, Udine a 225 e Pordenone a 378. Sin qui hanno contratto il virus 137.070 persone, di cui 32.859 a Trieste (+307), 16.909 a Gorizia (+103) 58.538 a Udine (+123), 26.861 a Pordenone (+119), 1.903 da fuori regione (+17).
Nel bollettino di ieri si informa, tra le altre, della positività di un amministrativo, un collaboratore tecnico, un operatore tecnico, di un commesso, di un infermiere di Asugi e di un infermiere del Burlo. Contagiati anche tre ospiti delle residenze per anziani e due operatori. Le vittime comunicate sulle 24 ore sono cinque, di cui un ottantottenne di Ronchi dei Legionari. Da inizio pandemia sono morti con diagnosi Covid 4.048 residenti: 940 a Trieste, 327 a Gorizia, 2.055 a Udine, 726 a Pordenone.