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Декабрь
2021

È morto l’orefice Enrico Osso: aveva compiuto da poco 102 anni

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PALMANOVA. La città stellata dice addio a Enrico Osso, l’orefice che con i suoi 102 anni era l’uomo più anziano di Palmanova. Con lui se ne va uno dei protagonisti della storia mandamentale della città, ma soprattutto un punto di riferimento del commercio palmarino. Vedovo da due anni di Pina, Enrico Osso, lascia la figlia Francesca e il figlio Alessandro. I funerali saranno celebrati venerdì 10 dicembre, alle 15, nel duomo di Palmanova.

Come ricorda la figlia Francesca, nell’ultimo anno il padre aveva perso un po’ di quella brillantezza che gli era propria, «forse – dice – a causa della situazione determinata dal Covid: per precauzione non usciva a fare la passeggiata quotidiana, come era sua abitudine, e questo lo ha reso un po’ meno presente. Nell’ambito familiare però recuperava e ritornava ad essere l’uomo che era sempre stato: attento e brillante.

Lo avevamo ricoverato nei giorni scorsi nell’ospedale della città a causa di problemi respiratori, mercoledì dovevano dimetterlo, ma invece la situazione è precipitata e non ce l’ha fatta».

Enrico Osso era nato a Bagnaria Arsa il 5 dicembre 1919. Inizia a lavorare da giovanissimo, attorno agli 11-12 anni, nella bottega di orologiaio che il padre Giovanni aveva avviato a Palmanova nell’anno della sua nascita. Era molto conosciuto nella città stellata dove, con passione e dedizione, svolgeva in Borgo Aquileia (cambiando però tre volte sede), l’arte dell’orologiaio.

Aveva una mano fermissima e fino a oltre ottant’anni era stato in grado di eseguire lavori anche molto delicati.

Il suo negozio era anche conosciuto in tutta la Bassa friulana, proprio per la maestria con cui aggiustava gli orologi. La sua vita lavorativa Enrico Osso l’ha trascorsa nel proprio laboratorio di orologiaio, quel laboratorio che ora sono i figli a gestire.

Aveva vissuto la Seconda Guerra mondiale della quale ricordava, in particolare, i mesi in cui aveva lavorato nel campo dell’Organizzazione Todt (lavoro forzato organizzato dalla Wehrmacht nei Paesi occupati), alla periferia di Muggia. Le condizioni erano molto dure. Il campo di lavoro era circondato da filo spinato.

Lui e gli altri impiegati in quella organizzazione mangiavano pochissimo e spesso accadeva che a volte la sera valicassero il filo spinato per andare a rubare delle patate nel terreno vicino. Grazie alla sua conoscenza del tedesco e alla sua abilità nel disegno e nella scrittura talora falsificò la firma del comandante del campo per concedere a se stesso o ad altri dei permessi di uscita.

A Palmanova lo ricordano come una persona che ha vissuto la propria vita con dignità, onestà e grande dedizione al lavoro. Nel 2019, aveva festeggiato i 100 anni con le persone a lui più care, ma era stato contento della visita dell’allora sindaco Francesco Martines e dell’assessore Giuseppe Tellini (oggi sindaco) che gli avevano donato un libro su Palmanova, la sua città. 




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