Pahor cerca di esorcizzare la Slovenia dal sovranismo
LUBIANA. Cruciale più per la politica interna che quella estera, il discorso pronunciato dal presidente della Slovenia Borut Pahor al suo intervento su invito del presidente statunitense Joe Biden al Vertice sulla democrazia fortemente voluto dall’inquilino della Casa Bianca.
Perché l’onestà intellettuale del capo di Stato sloveno non poteva certo fargli pronunciare alcune banalità di rito giusto per fare presenza. Così Pahor, con parole estremamente misurate ma diplomaticamente molto precise e chiare ha fatto capire che in Slovenia le cose non sono proprio rose e fiori. «Quando abbiamo costruito il nostro Paese in Slovenia, abbiamo lottato per una democrazia liberale basata sullo stato di diritto e sul pieno rispetto dei diritti umani. Abbiamo ottenuto molto in 30 anni. Ma come tutti gli altri Paesi del mondo, stiamo affrontando anche delle sfide», ha affermato Pahor, ammettendo così che in Slovenia ci si trova di fronte a un’erosione degli standard democratici. Senza menzionare le circostanze, né fare nomi, il presidente sloveno ha sottolineato che «democrazia significa non solo istituzioni democratiche funzionanti, ma anche un alto livello di cultura politica e giuridica» e ha poi ribadito il suo motto, che sottolinea sempre quando cerca di appianare le tensioni sulla scena politica interna: «I nostri sforzi per la democrazia si basano sul dialogo e sul rispetto reciproco, senza esclusione e incitamento all'odio», aggiungendo che «le differenze dei punti di vista ideologiche o politiche non sono un problema, il problema è l’avversione al dialogo».
Le parole chiave del discorso di Pahor sono «sfide»e «tendenza».Usando la parola «sfide», Pahor ha evitato di menzionare l'erosione globale della democrazia o l'ascesa di governi autocratici in almeno 75 paesi negli ultimi quindici anni. La «tendenza» citata da Pahor non può che essere riferita alle politiche autoritarie dell'epoca, come quelle di Donald Trump, Vladimir Putin, Xi Jinping, Viktor Orbán e simili. E per il presidente sloveno questa «tendenza» si è materializzata e continua a consolidarsi nonostante l'avversione e la ribellione della maggioranza dei suoi cittadini, anche in Slovenia.
È stato attento Pahor a non dare l'impressione nell'opinione pubblica straniera, e specialmente nella cerchia dirigente interna, che la Slovenia, quando si tratta di democrazia, come la sua vicina privilegiata Ungheria - che l’ospite Biden non ha invitato al vertice - sia parte del problema e non della sua soluzione. Insomma il sovranismo è una realtà del governo guidato dal premier Janez Janša, come detto mai menzionato da Pahor, che sta portando la Slovenia sempre più vicino al cosiddetto Gruppo di Višegrad che ai valori fondanti dell’Unione europea. Non è certo una scelta irreversibile, ma uscirne, se lo si vorrà fare, dovranno dimostrarlo gli elettori alle politiche della primavera prossima.