Calcio, insulti all’arbitro donna: ora indaga la Digos
SPILIMBERGO. La Digos di Pordenone è al lavoro per identificare il responsabile degli insulti rivolti al direttore di gara donna della partita di Seconda categoria disputa domenica scorsa sul campo di Barbeano di Spilimbergo fra i padroni di casa e il San Daniele.
In quell’incontro la giovane arbitro – Melissa Tassan di Maniago – è stata bersaglio degli epiteti di un tifoso avversario (il comportamento irriguardoso ha comportato una sanzione di 50 euro inflitta alla squadra ospite dal giudice sportivo).
A intervenire sulla questione è l’avvocato Sara Marchi, consigliera di parità dell’area vasta di Pordenone. «Intervengo sulla questione dell’arbitro donna che ha subito insulti in un campo di calcio vicino a Spilimbergo – dice Marchi –. La vicenda non è chiara e la Digos sta indagando. Pertanto, sino a quando non si sarà fatta luce sul reale svolgimento dei fatti, non è opportuna alcuna dichiarazione in merito.
Pare, comunque, che non siano stati insulti di “genere” ma insulti, purtroppo consueti, rivolti agli arbitri in quasi ogni partita. Chiaro che il fatto che fosse una donna a arbitrare ha, come sempre, mal disposto chi ritiene lo sport del calcio una prerogativa esclusivamente maschile».
«Bene ha fatto, quindi, Dusy Marcolin, presidente della commissione regionale per le Pari opportunità – prosegue Marchi – a prendere posizione in difesa della dirigente di gara, bistrattata, pare, per tutta la partita».
«Tanto più – prosegue l’avvocatessa pordenonese – che la ragazza è stata di recente testimonial di una campagna di comunicazione importante contro la violenza sulle donne: riuscire in uno sport prettamente maschile significa superare uno stereotipo culturale retrogrado e maschilista. Siamo nel 2021, ma sembra che solo la Diletta Leotta possa permettersi di calpestare il prato verde senza essere insultata (quantomeno non questo tipo di insulti, magari ne riceve di altro tipo e anche qui ci sarebbe molto da dire)».
«Come consigliera di parità di area vasta Pordenone – conclude Marchi – sono già in contatto con chi di competenza, per essere aggiornata sulle indagini in corso. L’arbitro donna risiede in provincia di Pordenone, dove si è tenuta la partita, e dovessero emergere discriminazioni di genere, non esiterò a compiere ogni azione utile a contrastare quanto accaduto e far sì che non accada mai più in futuro.
Molto viene fatto ogni giorno, molto è già stato fatto ma purtroppo c’è ancora tanta strada da percorrere per arrivare a una vera parità di genere e a concrete pari opportunità tra uomini e donne nello sport, nel lavoro, nella vita».