Nessun colpevole per l’assassinio di Andy Rocchelli, i genitori: «Ora il Governo faccia pressioni sull’Ucraina»

PAVIA. Vitaly Markiv è uscito assolto dai tre gradi di giudizio, ma per i genitori di Andy Rocchelli «l’impianto accusatorio delle sentenze di primo e secondo grado» sono confermate. Per questo il governo italiano, secondo la famiglia, deve «reclamare effettiva collaborazione da parte delle autorità ucraine per arrivare a individuare gli esecutori dell’assassinio. Il nostro impegno di questi sette anni e mezzo per reclamare verità e giustizia non verrà meno nel prossimo futuro».

La Cassazione ha respinto i ricorsi presentati dichiarandoli inammissibili e ha confermato l’assoluzione nei confronti di Vitaly Markiv «per una imperfezione procedurale nella acquisizione di alcune testimonianze dei commilitoni – precisa la famiglia –. Resta tuttavia confermato l’impianto accusatorio delle sentenze di primo e secondo grado che indica nell’Ucraina il Paese che ancora detiene i segreti dell’uccisione deliberata di Andrea e dell’attivista Andrei Mironov. E, dal momento che l’Italia ha ottimi rapporti con l’Ucraina, si dovrà chiedere al governo, al ministero degli Esteri e alle istituzioni competenti di reclamare effettiva collaborazione da parte delle autorità ucraine» per arrivare a individuare i responsabili dell’omicidio.

I genitori, che ieri erano a Roma per l’udienza in Cassazione e sono rientrati a Pavia dopo la lettura del verdetto, hanno intenzione di andare avanti.

La sentenza di primo grado ma anche quella della Corte di Assise di Appello, avevano ritenuto valido l’impianto accusatorio, che aveva parlato di un «attacco deliberato sui civili». «La ricostruzione dei fatti porta questa Corte a concordare con le conclusioni della Corte di Assise di Pavia in merito alla provenienza dei colpi che hanno ucciso Rocchelli, e, cioè, dei colpi di mortaio sparati dalla collina Karachun a opera dei militari dell’Armata Ucraina, in direzione del fossato dove erano nascosti i fotoreporter, il tassista e il civile – avevano motivato i giudici di secondo grado –. I giornalisti erano in quella zona per svolgere la loro attività di fotoreporter». —

M. Fio.