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Декабрь
2021

Belluno, De Silvestro in prima linea contro il Covid: «Il plasma iperimmune una nostra idea»

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BELLUNO. «Usciremo da questa pandemia, ma abbiamo ancora molta strada da fare: il Covid è un virus che alla fine convivrà con noi, in un rapporto di tolleranza reciproca. Bisogna perfezionare gli attuali vaccini, renderli più efficaci anche verso le mutazioni. Potrà accadere che la dose si debba fare ogni anno, insieme all’antinfluenzale». Parola di Giustina De Silvestro, professionista in campo medico e scientifico. In prima linea nella lotta al Covid, ha messo a punto una cura, quando ancora non c’erano farmaci specifici: l’utilizzo del plasma iperimmune

Nata a Domegge, ha vissuto a Padova dai tempi dell’università ed è andata in pensione da poche settimane: dal 2003 era direttrice dell’Unità operativa Immunotrasfusionale e dal 2006 direttrice del Dipartimento provinciale, che coordina le attività trasfusionali nel Padovano. Attualmente continua la sua attività di docente. Domani (inizio cerimonia alle 9.45) riceverà a Lamon il premio “Barcelloni Corte e De Martin”, che Abm ha istituito per dare un riconoscimento ai bellunesi che operano fuori dai confini provinciali.

Come è nata la banca del plasma iperimmune?

«Tutti i medici si sono trovati impreparati di fronte a questo virus di cui non si sapeva nulla. Abbiamo affrontato questa esperienza a mani nude, senza farmaci, senza presidi.

L’idea di usare il plasma di persone guarite è partita dalle esperienze del passato, cioè dall’uso di plasma di persone guarite dall’herpes zoster (fuoco di S. Antonio) dato ai bambini dell’oncoematologia pediatrica che si ammalavano di varicella durante la leucemia e andavano incontro a complicanze polmonari.

Sulla scorta di questa esperienza, partita nel 1984, abbiamo ragionato sulla possibilità di utilizzare il plasma di persone guarite per curare il Covid. Poi sono comparsi i primi studi cinesi, che partivano dallo stesso ragionamento. In venti giorni abbiamo allestito tutto e sono arrivati i primi risultati».

Si usa ancora il plasma iperimmune?

«Si usa poco, perché nel frattempo sono arrivati gli anticorpi monoclonali, un prodotto industriale in cui sono contenuti anticorpi specifici verso alcune particelle del virus.

Come in altre occasioni, le terapie empiriche che si basano sulle conoscenze che abbiamo al momento hanno giustificazione se non c’è altro a disposizione. Sono terapie di transizione.

Ora teniamo una piccola scorta di plasma per quei pazienti che non rispondono alle monoclonali o che non possono usare altri farmaci».

La quarta ondata costringe a riorganizzare gli ospedali, con il rischio che saltino visite e terapie per le altre malattie. Per non parlare della mancanza di medici...

«È stata sbagliata la programmazione sui posti nelle scuole di specializzazione e nelle Università. A mio parere ci sono molti punti su cui agire, riqualificando gli ospedali e facendoli lavorare assieme. Purtroppo negli anni scorsi, l’ospedale di Belluno è stato svuotato a favore di quello di Feltre e di Treviso. Ora occorre riqualificare Belluno, che si coordina con le specialità di Feltre.

Ma la carenza di medici non consente di avere tutto dappertutto, il poco che abbiamo deve garantire l’urgenza e l’emergenza. Per quanto riguarda la carenza di guardie mediche, è un problema di tutto il Veneto, non solo del Bellunese e potrebbe essere superato con una nuova organizzazione, prevista anche nel Pnrr con la nascita delle case di comunità, presidi coperti h24 da medici di medicina generale».

Lei torna di frequente a Domegge, dove è anche consigliere comunale.

«Ho sempre tenuto degli stretti contatti con la mia famiglia a Domegge e con gli amici di un tempo. Tre anni fa, dopo un infortunio, ho passato la convalescenza e le ferie a Domegge. Girando per il paese la gente ti ferma, si informa, mi tratta come se fossi rimasta lì tutti questi anni.

Ho avuto modo di dire ad una mia amica che, andando in pensione, avrei voluto dedicarmi al mio paese. Questo è stato riportato al candidato sindaco che mi ha chiesto di entrare nella compagine.

L’ho fatto, sono stata eletta e non ho mai saltato un consiglio comunale o una riunione di maggioranza. Ho dato il mio contributo, per quello che ho potuto, soprattutto sugli aspetti sanitari delle questioni. E sono stata nominata anche nella Magnifica».




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