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Декабрь
2021

Gioco d’azzardo, l’obolo del Veneto: dilapidati ogni anno oltre 6 miliardi

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VENEZIA. C’è un bar in un paese del Veneto dove, se vai a prendere il caffè, la trovi tutte le mattine che smanetta alla slot machine. È una vecchietta che si gioca la pensione, finché finisce i soldi e deve aspettare il mese successivo. Una scena che colpisce per l’età del giocatore, ma questa vecchietta è in buona compagnia. Nel Veneto i giocatori che puntano di più, arrivano a sborsare 1.800 euro l’anno a testa. È la media più alta registrata a Rovigo, provincia in cima a questa graduatoria fino al 2019. Dal 2020 le cifre non fanno testo, perché sale giochi e altri locali sono rimasti chiusi a lungo, a causa della pandemia.

Nel resto delle province venete la media pro capite 2019 è sensibilmente inferiore, non raggiunge i 1.400 euro a Verona e a Venezia, piazzate al secondo posto. Segue Treviso, appena sotto i 1.200 euro, poi nell’ordine Vicenza, Belluno e Padova con giocate superiori a 1.100 euro pro capite. Il totale giocato ogni anno supera nel Veneto i 6 miliardi. Complessivamente in Italia la proiezione 2019 lo colloca a quota 110,5 miliardi. Queste cifre vengono dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli e riguardano tutto il monte del giocato nei posti fisici dove si può puntare o scommettere. Escluso dunque l’online, che pure esiste, anzi potrebbe essere la faccia nascosta della luna. Ed esclusa naturalmente l’illegalità, che con altrettanta certezza esiste ma della quale si ha notizia solo dalle inchieste della magistratura o dall’attività di polizia. Per giunta questa media si fa sui residenti, dai neonati ai moribondi, includendo chi non gioca mai o non può farlo e falsando completamente il risultato, ai fini di capire la gravità delle dipendenze. Per attivare le slot machine bisogna essere maggiorenni, anche se nulla vieta ad un quattordicenne di giocare con la tessera sanitaria della nonna. Nelle sale giochi professionali, le cosiddette Vlt (video lottery terminal), serve invece un documento di identità.

Il conteggio include tutti i fatturati di slot, Vdt, gratta e vinci, sale bingo, lotterie, totocalcio, enalotto. Si va dai giocatori occasionali che comprano un biglietto della lotteria di capodanno, a quelli compulsivi che giocano tutti i giorni. I primi non farebbero testo, i secondi oltre alle perdite subiscono un coinvolgimento personale drammatico che si può solo immaginare.

Nelle slot machine la puntata consentita e di è uno o due euro, la vincita massima non può superare i 500 euro ed è gestita da una scheda elettronica interna, che su 140.000 giocate trattiene il 35% e restituisce il 75%. Di conseguenza l’attenzione febbrile del giocatore è puntata sull’ultima volta che la macchina ha pagato. Qui si costruiscono teorie, calcoli, nell’attesa spasmodica della vincita successiva che non può mancare.

Nelle Vdt le puntate e le vincite sono decuplicate di valore, dunque carrozzate con più zeri ma gestite a livello nazionale. Inseguendo il miraggio della vincita che cambia la vita, un singolo può anche vincere ma la massa perde regolarmente. Il saldo tra cifra giocata e cifra vinta è sempre negativo e in testa nel Veneto c’è ancora Rovigo, con una media negativa pro capite di 410 euro persi nel 2019. La perdita più bassa è a Vicenza con 263 euro, non a caso una provincia dove il tenore di vita è più alto. «Fa male pensare che questi soldi sono presi alla povera gente», dice il senatore Giovanni Endrizzi che ci accompagna in questa illustrazione, «perché la propensione al gioco d’azzardo è inversamente proporzionale al reddito». Endrizzi fa parte della commissione bicamerale antimafia ed è un profondo conoscitore di questo mondo. «Se vado a vedere perché a Limena si gioca di più rispetto ai comuni vicini, scopro che hanno aperto una importante sala giochi e capisco che arrivano persone da altre zone. Ma se mi chiedo perché Boara Pisani è al secondo posto della graduatoria, stante che lì non ci sono sale giochi di richiamo, devo concludere che le ragioni sono altre: i giocatori inseguono il jackpot come riscatto sociale. Sappiamo che la percentuale di persone con problemi che si affidano al gioco è molto alta. Problematici e patologici sono certo una minoranza dei giocatori, ma da questa minoranza arriva il 50% del fatturato. Lo Stato che ha la riserva sul gioco d’azzardo ha grosse responsabilità e deve porsi il problema».




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