Allevamento di bulldog abusivo, blitz del Nas a Paese: titolare sanzionato

La struttura non era autorizzata. Gli animali sono stati in parte affidati ai veterinari dell’Ulss

PAESE. Blitz dei Nas a Paese, dove hanno scoperto un allevamento abusivo di bulldog francesi, proprio a poca distanza dal Rifugio del cane e dal canile dell’Ulss.

I carabinieri si sono presentati ieri mattina nell’attività che si trova sulla Feltrina all’altezza dell’IperAlì. Un sopralluogo innescato da alcune segnalazioni. I carabinieri del Nas, coordinato da comandante Giuseppe Mercatali, hanno verificato le condizioni in cui venivano tenuti gli animali e le autorizzazioni a disposizione del titolare, ravvisando diverse irregolarità amministrative, ma non di carattere penale.

Nell’attività c’erano venti cani tutti di razza, perlopiù bulldog francesi. Esemplari che rappresenterebbero un bell’affare per il titolare: ogni cane infatti può essere venduto ad prezzo minimo di 900 euro, e può arrivare fino ad un massimo di duemila.

I carabinieri hanno scoperto però che l’allevamento non era in regola con le autorizzazioni. In particolare la struttura non rispettava le normativa sull’igiene urbana veterinaria che prevede, tra le altre cose, che qualora anche solo in un’abitazione privata vengano tenuti più di cinque cani è necessario un parere favorevole dell’azienda sanitaria. Violate anche alcune regole sul regolamento di polizia veterinaria, dove si impone la vigilanza veterinaria per tutti gli allevamenti, e il dpcm del 2003 sul benessere degli animali. Il Nas ha quindi staccato una sanzione da 75 euro per ogni cane presente nella struttura abusiva. Gli animali inoltre sono stati in parte affidati al canile dell’Ulss 2, in parte lasciati in custodia al titolare del canile. Ora però per poter salvare la sua attività dovrà mettersi in regola. Il controllo del Nas è stato lungo e accurato: arrivati di prima mattina se ne sono andati a pomeriggio inoltrato dopo aver controllato i recinti, i cani e tutta la documentazione, per la verità, assai lacunosa, come ha dimostrato il verbale staccato dai carabinieri.

L’ubicazione dell’allevamento, va detto, non era proprio lontana da occhi abituati a vigilare su attività simili. A poche centinaia di metri di distanza si trovano il Rifugio del Cane, gestito dall’Enpa, e il canile veterinario dell’Ulss. Farla franca a lungo senza autorizzazione era pressochè impossibile.