Soldi spariti dalla cassa del bar, assolta la ex presidente di Eco Coop
RUDA. Per più di tre anni ha dovuto convivere con i sospetti e l’onta di un’accusa pesante: quella di essersi appropriata di 1.430 euro, un ammanco emerso il 3 maggio del 2018 attraverso una verifica contabile presso il bar “All’Operaio” di via Faidutti a Ruda, locale della Eco Coop Società cooperativa a responsabilità limitata della quale era stata presidente.
Un’accusa che per Patrizia Tami, 60enne di Terzo d’Aquileia è venuta a cadere venerdì 10 dicembre in seguito alla sentenza di assoluzione con formula piena pronunciata dal giudice Nicolò Gianesini al tribunale di Udine. Secondo la tesi dell’accusa la donna, avendo l’esclusiva gestione della cassa del bar “All’Operaio”, aveva messo le mani su quelle somme nel periodo compreso fra il 27 aprile e il 3 maggio del 2018.
Eco Coop era nata nell’aprile 2016 a Cervignano, una cooperativa di sole donne residenti nella Bassa che si erano unite per reinventarsi dopo un periodo di disoccupazione. La loro attività spaziava dal settore delle manutenzioni meccaniche ai servizi di pulizie. Poi era arrivata la gestione del bar di via Faidutti. Il 28 febbraio del 2018 Patrizia Tami aveva dato le dimissioni dal suo ruolo di presidente e, alcuni giorni dopo, c’era stato un avvicendamento alla guida della cooperativa nella quale erano sopraggiunti alcuni problemi di natura finanziaria.
La vicenda giudiziaria è partita dalla segnalazione presentata da due dipendenti della cooperativa su un presunto ammanco di cassa. È nata così la denuncia a carico della ex presidente, chiamata a rispondere dell’accusa di appropriazione indebita con l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di prestazione d’opera.
Non è bastata la remissione di querela resa dal nuovo presidente della Cooperativa lo scorso 4 maggio a fermare il procedimento, approdato in aula per la sentenza dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Udine Nicolò Gianesini cui lo stesso pm Paola Peressini ha chiesto l’assoluzione dell’imputata. Così come ha fatto il suo difensore di fiducia Elisa Moratti, dopo aver spiegato che la propria assistita nel periodo contestato non solo non aveva più il ruolo di presidente, ma non era nemmeno in regione, ed evidenziando che le somme mancanti dal fondo cassa erano state in realtà versate sul conto.
Patrizia Tami ha accolto con un pianto liberatorio la sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice: «È stata una soddisfazione certo – ha ammesso –, ma non compensa tre anni di sofferenze».