“Uniud è inclusiva”, è polemica per l’asterisco dell’università di Udine: scoppia un caso nazionale
foto da Quotidiani locali
UDINE. “Uniud è inclusiva” recita la campagna promossa dall’ateneo friulano attraverso un messaggio scritto con il linguaggio neutro, usando gli asterischi al posto delle vocali finali.
Sono stati proprio gli asterischi ad attirare l’attenzione dello storico, nonché presidente della fondazione “Il Vittoriale degli italiani”, Giordano Bruno Guerri, secondo il quale l’università friulana con questa azione ha ceduto alla «stoltezza».
A due anni dall’avvio della campagna, domenica 19 dicembre, in un tweet, il professore ha postato l’immagine del manifesto esposto a palazzo Antonini che recita “Università degli studi di Udine cresce per tutt* e con tutt* Uniud è inclusiva” e ha aggiunto: “Pover* universit* di Udin*, la stoltezz* ti ha toccat*”.
In poche ore il tweet ha incassato migliaia di mi piace, è stato rilanciato da centinaia di persone con altrettanti commenti e trasformato la campagna inclusiva dell’ateneo friulano in un caso nazionale.
Ma la delegata del rettore alle Pari opportunità, Valeria Filì, non fa una piega: «Più se ne parla meglio è, le persone che si meravigliano della campagna che portiamo avanti da tre anni, non capiscono che i tempi sono cambiati.
È indice di un pensiero conservatore e reazionario, ma noi non abbiamo paura». La delegata alle Pari opportunità però avverte: «Sui social non replicherò, ma se i toni saranno offensivi denuncerò».
Sui social
Tutto è partito dal tweet di Bruno Guerri che dall’alto della sua notorietà scrivendo Pover* universit* di Udin*, la stoltezz* ti ha toccat*ha scatenato una serie di messaggi quasi tutti critici nei confronti dell’università friulana.
Tra questi c’è quello dell’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli, che conferma di aver già manifestato il suo disagio.
Anche il deputato forzista Roberto Novelli si domanda: «Ma siamo sicuri che sia questa la strada giusta? Io sono convinto che si stia esagerando. Questo contribuisce a cancellare l’identità di genere.
Si mette l’asterisco per non specificare il genere a cui ci si rivolge». Pure la Fondazione Luigi Einaudi ha detto la sua, l’ha fatto riproponendo il manifesto giocando sullo slogan “Hic sunt futura” seguito da «Speriamo proprio di no».
C’è chi invita gli udinesi a ribellarsi a «questa ignominia», chi definisce l’iniziativa in linea con i modelli angloamericani e chi crede possa avere ricadute negative sulle iscrizioni.
Da Twitter la polemica si è spostata su Facebook dove i commenti, più o meno dello stesso tenore, non mancano.
Il progetto
La campagna è partita due anni fa con l’affissione dei cartelli azzurri in diversi punti della città. Rientra nel programma del Comitato unico di garanzia per le pari opportunità (Cug) che tra le altre cose ha istituito l’Identità di genere in transizione, ovvero la possibilità per studenti e docenti di ottenere un’identità alias per favorire una maggiore serenità nello svolgimento della propria carriera universitaria.
«L’Alias – conferma Filì – è stata utilizzata da tre studenti e una docente a contratto». A questo si aggiungono il corso di Medicina di genere e il Bilancio di genere. Tutto questo avviene a Udine, la città balzata spesso alla ribalta per aver difeso i diritti civili.
La delegata alle pari opportunità
«Non c’è nulla di nuovo» commenta la delegata alle Pari opportunità con aria sorpresa non tanto per il tono dei commenti ai quali è quasi abituata quanto per la tempistica che arriva fuori tempo massimo.
«Si tratta – spiega – di una campagna biennale promossa per dare il senso dell’università inclusiva. Il fatto che sui social se ne accorgano ora ci dà più visibilità».
Da giurista, Filì apprezza il coraggio dimostrato dal rettore, Roberto Pinton, che fin dal suo insediamento ha sostenuto l’università inclusiva, e fa notare che «la lingua italiana non ha il genere neutro e da tempo stiamo portando avanti l’idea di declinazione di genere, compresa la tutela delle persone transgender.
Nel momento in cui abbiamo deciso di rivolgere la campagna ai giovani abbiamo voluto evidenziare che ci sono tanti generi».
Filì difende il progetto: «Il fatto di parlare ai singoli con le loro diversità è importante. In quell’asterisco ognuno ci mette quello che vuole. Poi è chiaro che se dobbiamo scrivere un regolamento o un testo di legge usiamo il genere maschile che include tutti».
Altri tempi
«Chi critica questa iniziativa non si rende conto che il mondo è già cambiato. Finché ci sarò io come delegato alle Pari opportunità confermerò gli asterischi».
Filì è convinta che «nel mondo arcobaleno sanno benissimo che al posto dell’asterisco ci sono tutte le lettere, è ovvio che quando scrivo non utilizzo l’asterisco, ma in un messaggio diretto si può utilizzare.
Le persone che si scagliano contro questo tipo di linguaggio nuovo – insiste – sono persone che anagraficamente appartengono a un certo mondo».
La delegata alle Pari opportunità fa notare inoltre che tutte le università percorrono questa strada, basti pensare che «solo qualche giorno fa il ministero ci ha chiesto cosa stiamo facendo per l’identità alias. La richiesta è finalizzata al completamento della mappatura nazionale».
Non solo, Filì ricorda che il Consiglio di amministrazione ha approvato il Piano delle azioni positive diventato obbligatorio per tutti gli atenei, senza il quale non possono accedere ai fondi del Pnrr.