Cosa sappiamo della nuova variante Omicron, quanto è contagiosa e letale e perchè è fondamentale fare la terza dose
foto da Quotidiani locali
UDINE. Molto più contagiosa della variante Delta, e destinata a soppiantarla in Italia e in Europa, capace di “bucare” le due dosi di vaccino, per quanto riguarda il contagio, ma allo stesso tempo probabilmente meno letale e in grado di produrre malattie meno gravi, del ceppo attualmente dominante nel mondo.
È la variante Omicron, in poche parole, contro la quale, come vedremo nel pacchetto di domande-risposte seguente, diventa fondamentale effettuare la terza dose di vaccino.
Che cos’è la variante Omicron e dove è stata scoperta per la prima volta?
Con variante Omicron ci si riferisce a un (relativamente) nuovo ceppo del virus Sars-CoV-2 identificato per la prima volta a inizio novembre in Botswana e Sudafrica.
La particolarità di questa variante è che possiede un elevato numero di mutazioni sulla proteina “spike” (32) in grado di infettare in maniera molto più rapida e diffusa le persone.
Il primo contagio confermato di Omicron è contenuto in un campione prelevato il 9 novembre in Sudafrica. Subito dopo in Israele è stata trovata una persona che rientrava dal Malawi positiva alla variante, come in Botswana, in Belgio e a Hong Kong.
In Italia, invece, è comparsa a seguito del rientro di un manager campano dal Mozambico.
Le due dosi di vaccino bloccano il contagio?
Detto che il rischio più grande lo corrono sempre i non vaccinati, dai primi studi approfonditi è sempre più evidente come le due dosi garantiscano una copertura non superiore al 30% contro la variante Omicron. Un dato che cala ancora nel caso in cui il richiamo sia stato effettuato da oltre sei mesi.
Attenzione, però, perchè, al momento, si parla soltanto della diffusione del contagio visto che non ci sono prove che Omicron sia in grado di abbassare notevolmente la copertura contro la malattia grave e la letalità.
È una variante più o meno grave della Delta attualmente dominante in Italia?
Il reale impatto su un Paese come il nostro si potrà ipotizzare soltanto in base all’evoluzione della situazione nel Regno Unito e in Danimarca, Stati dove Omicron è già molto diffusa.
Dai primissimi dati, però, sembra che i casi visti siano meno gravi di quelli prodotti da Delta. Uno studio pubblicato in questi giorni, in particolare, dice che Omicron si concentra settanta volte in più nei bronchi rispetto a Delta e dieci volte meno nei polmoni.
Potrebbe, cioè, provocare più bronchiti che polmoniti. In Sudafrica, ad esempio, in questo mese, a fronte di un’altissima diffusione di Omicron, non si è assistito a una crescita delle ospedalizzazioni e dei decessi paragonabile a quanto avvenuto con Delta.
Perchè, allora, le autorità sanitarie mondiali sono preoccupate?
Il problema di Omicron pare essere soprattutto la sua altissima diffusione. Un numero di contagi che cresce in maniera esponenziale, specialmente in fette di popolazione non vaccinati, porta infatti a un elevato numero di ricoveri in grado, potenzialmente, di mettere in difficoltà anche uno dei migliori sistemi sanitari del mondo come quello italiano.
Che effetti produce la terza dose di vaccino?
La somministrazione booster, da quello che si apprende, non soltanto è in grado di riportare a oltre il 90% la copertura contro decessi e malattie gravi prodotti da Omicron, ma ristabilisce anche una protezione dal “semplice” contagio superiore al 70%.
Resta inteso che evitare gli assembramenti, utilizzare le mascherine e mantenere un elevato tasso di igiene personale restano essenziali per contrastare l’infezione.