Un polo di innovazione digitale per la sanità: accordo tra il Fvg e il colosso farmaceutico Novartis
Partnership tra pubblico e privato attingendo ai fondi Pnrr
UDINE. Dettagli e contenuti dell’operazione saranno illustrati venerdì 21 gennaio nel corso di una conferenza stampa che si svolgerà a Trieste. Ma l’accordo Regione-Novartis, uno dei colossi della farmaceutica mondiale, è già realtà.
La firma del protocollo d’intesa sancisce un patto di collaborazione pluriennale. L’obiettivo? La realizzazione di un polo di innovazione digitale in sanità, che prenderà l’avvio con un tavolo tecnico. Le risorse per attuare il piano arriveranno dai fondi del Pnrr a disposizione della regione Friuli Venezia Giulia.
Il presidente di Novartis Italia e amministratore delegato di Novartis Farma, Pasquale Frega, anticipa qualche punto saliente dell’accordo, ma soprattutto elogia il lavoro fatto finora. «È la prima intesa di questo genere - dice - che firmiamo con una regione italiana. Il Friuli Venezia Giulia si è mosso in anticipo rispetto ad altri, è un esempio virtuoso. Una regione che, seppur di piccole dimensioni, ha avuto la lungimiranza di investire parecchio nelle eccellenze, come il centro dati sanitario unico».
Presidente Frega, parte una nuova avventura con la partnership pubblica. Siete soddisfatti del risultato raggiunto finora?
«È il primo accordo del genere che sottoscriviamo. Il Friuli Venezia Giulia è un territorio che da tanti punti di vista è avanti, è un terreno fertile, siamo molto lieti di poter contribuire allo sforzo in un settore, come quello della salute, che ha grandi potenzialità di utilizzare nuove tecnologie e conoscenze digitali».
Si tratta di un progetto che ha una visione che va oltre il contingente, l’immediato.
«Confermo. È un progetto ad ampio respiro. Novartis ha annunciato una nuova organizzazione che pone la nostra azienda al fianco delle Regioni nella sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Gli aiuti dell’Unione europea cambieranno faccia al sistema della salute in Italia, in questo sforzo così importante le regioni e le istituzioni hanno bisogno al loro fianco degli imprenditori privati. Ci sono tante tematiche da sviluppare, come le cure domiciliari al paziente, il tema dell’innovazione, la creazione di “ecosistemi” attorno agli ospedali per far emergere le opportunità di sviluppo tecnologico. Lo sforzo che mettiamo in campo è il nostro contributo ad affiancare il comparto pubblico. Insomma un nuovo paradigma in grado di garantire un maggiore accesso alle cure e a percorsi di diagnosi più veloci e aderenti per una sanità più moderna, vicina ai cittadini, aperta alla rivoluzione verde e digitale».
Il digitale che ruolo ha in questo progetto?
«Avrà un ruolo determinante. Puntiamo ad adottare un modello organizzativo e potenziare strumenti e competenze digitali per rendere più efficace l’interazione con gli interlocutori a livello regionale e mettere a punto servizi e soluzioni innovative a supporto dei pazienti e dell’intero sistema sanitario».
Il protocollo prevede investimenti pubblici e privati o entrambi?
«Sostanzialmente bisogna fare riferimento ai fondi disponibili del Pnrr per la regione Friuli Venezia Giulia».
Firmate con la Regione un’intesa per un progetto che ha una tempistica definita?
«L’arco temporale che abbiamo davanti è almeno quadriennale, poi rinnovabile. Quando si crea un ecosistema che attrae innovazione la visione deve essere di lungo respiro, ma altresì dobbiamo agire rapidamente perché il Pnrr va realizzato entro il 2026. In questo senso mi sembra che il Friuli Venezia Giulia si stia muovendo con celerità».
Ci sarà in futuro uno sviluppo di nuova occupazione sul territorio?
«Guardi, il settore tecnologico legato alla salute ha grandi opportunità, è in crescita e ha capacità di attrarre occupazione. Il tema che va sottolineato è che c’è un grandissimo indotto attorno alla tecnologia sanitaria che secondo i dati disponibili è di 4 impieghi supplementari per ogni impiego all’interno del settore tecnologico sanitario. Un ecosistema rischia di avere importanti ricadute occupazionali. Novartis oggi in Italia conta circa 2.300 dipendenti, abbiamo calcolato che ci sono 10.500 impieghi supplementari creati grazie alle nostre attività».
Il Paese e l’Europa stanno facendo ancora i conti con il Covid 19. Che impatto ha avuto la pandemia su una multinazionale farmaceutica come Novartis?
«La pandemia ha cambiato in maniera radicale il rapporto tra cittadino e salute, dunque è necessario rispondere a questa domanda. Il cuore degli investimenti del Pnrr hanno un obiettivo chiaro, facilitare percorsi di cura ed efficientare i costi delle cure. Davanti a tale sfida siamo tutti chiamati a dare un contributo, è importante cambiare approccio sulle collaborazioni pubblico-privato che finora sono state un freno allo sviluppo. Il governo ha stanziato dei fondi nel 2021 per incentivi alla ricerca, ma la norma è stata scritta senza nessun confronto con gli esperti del nostro settore, e la norma è stata del tutto inapplicata. Bisogna cercare di trovare una collaborazione diversa per rispondere alle esigenze di cittadini e pazienti».
In Friuli Venezia Giulia l’avete dunque trovata la collaborazione di cui parla?
«La partnership tra questa regione e Novartis diventerà un esempio che sarà portato all’attenzione di tutti. È un approccio virtuoso e utile ai pazienti, ai cittadini, al sistema economico. Siamo molto fiduciosi del lavoro che ci aspetta e che attueremo».